La passione per la montagna di Simone Moro
L’incontro, previsto nella scaletta del Premio Chiara, si è svolto con il sostegno del CAI di Varese, e in collaborazione con CAI 7 Laghi, Linea Verticale, Rivista Montebianco
Ammirare lo spettacolo di paesaggi alpini è un’esperienza toccante che capita a molti di noi,
magari durante un’escursione estiva. Ma per alcuni, la montagna diventa una passione particolare, un’ossessione che si chiama alpinismo. Per cui, dallo scalare una montagna si ricava una particolare sensazione. Come dice l’alpinista e giornalista Jon Krakauer, autore del best seller Aria sottile, «più mi arrampicavo, più mi sentivo a mio agio … proseguendo la scalata, ti abitui all’esposizione, a stare gomito a gomito col destino».
Simone Moro, bergamasco, è venuto a raccontare dell’alpinismo, che oggi pare soffrire di una crisi di identità e di vocazioni, sabato 8 ottobre presso l’aula magna, insieme al professor Luigi Zanzi, docente di Metodologia delle scienze storiche, e al giornalista Lorenzo Scandroglio, il quale sottolinea quanto l’alpinismo di oggi soffra di un «deficit di creatività». L’incontro, previsto nella scaletta del Premio Chiara, si è svolto con il sostegno del CAI di Varese, e in collaborazione con CAI 7 Laghi, Linea Verticale, Rivista Montebianco.
Per Simone Moro la passione per la montagna nasce sin da bambino, una passione che lo ha
portato a partecipare a più di quaranta spedizioni alpinistiche, spinto dalla «voglia di avventura
e di esplorazioni». Affermazione, questa, che lo porta direttamente al ricordo del recentemente
scomparso Walter Bonatti, il quale, sottolinea il professor Zanzi, «proprio a Varese ricevette la
laurea honoris causa». Ed è proprio ad alcuni principi della filosofia montana di Bonatti che si
è ispirato Moro per affrontare le scalate di alcune delle quattordici montagne che superano gli
ottomila, in quel tipo di scalata “invernale”, cioè la scalata inventata dagli alpinisti polacchi, e che viene svolta esclusivamente durante i tre mesi dell’inverno. E di queste imprese, Moro lascia parlare le immagini, mostrando un filmato, riferito alla recente scalata sul Gasherbrum, impresa portata a termine con successo insieme a Denis Urubko e al fotografo alpinista Cory Richards. Filmato che non risparmia i fotogrammi della macabra ripresa di un alpinista morto, ibernato. Esperienza solita, dice Moro, quella di trovare un alpinista morto durante il percorso, mentre ricorda la tragica esperienza della spedizione sull’Annapurna del 1997, a cui è miracolosamente sopravvissuto ma che è costata la vita a due suoi compagni di cordata.
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