Maroni “lealista” in sezione: “Diamo credito a Canton”
Il ministro va in sede a Varese, Esordio freddo per il bossiano a cui i militanti contestano la scomunica di Terra Insubre. Ma il resto fila liscio
Bobo Maroni in sezione, lo accoglie un applauso ma non c’è l’ovazione di altre riunioni. Un martedì sera un po’ teso, quello di ieri sera, alla riunione settimanale della Lega Nord di Varese. Il ministro dell’interno entra, non parla con i giornalisti, esce solo alla fine della riunione. Tiene un piccolo discorso, fa professione di fedeltà alla scelta di Bossi, dice che Canton è il segretario e va rispettato. «Diamo credito a Canton per vedere che cosa combinerà. Ricordiamoci che adesso è il nostro segretario, dovremo giudicarlo per il lavoro che saprà fare nei prossimi mesi». Mentre il ministro parla entra proprio Canton, nessun applauso, silenzio. Dopo mezz’ora esce. Spiega che girerà tutte le sezioni e che Varese è stata la prima.
La riunione continua e gli umori della base leghista si misurano con l’applausometro. Il battimano più lungo se lo aggiudica Stefano Candiani, il segretario provinciale uscente che ha potuto finalmente salutare i militanti con stralci del suo discorso finale, dopo che al congresso dell’Atahotel non aveva potuto parlare. E’ la fotografia di una serata particolare, nella sezione 1 di piazza Podestà, quella fondata da Umberto Bossi in persona, la più grande della provincia di Varese, a sua volta territorio dove è nato il Carroccio e dove risiede la “famiglia reale padana” dei Bossi.
C’è stato il primo faccia a faccia tra il nuovo segretario Maurilio Canton e Roberto Maroni. La sezione era tesa ma non è stato contestato apertamente, anche se alcune critiche sono arrivate, in particolare sul mancato voto che alcuni militanti hanno vissuto come umiliazione e sulla circolare che ribadisce l’incompatibilità con l’iscrizione all’associazione culturale Terra Insubre. Sul finale hanno anche scherzato e l’atmosfera era più rilassata. I padani sono ancora una comunità politica e nelle riunioni rimane sempre spazio per aspetti più ludici.
Ma dietro la facciata, i militanti ora sono incerti, e si chiedono che cosa farà in futuro Roberto Maroni, il vero oggetto misterioso per la stampa nazionale. Leader e punto di riferimento, soprattutto a Varese dove centinaia di militanti usano come pseudonimo l’appellativo “Barbaro sognatore”, citando il discorso che tenne a Pontida a giugno, quando i suoi supporters gli fecero trovare uno striscione: «Maroni presidente del consiglio».
In segreto i leghisti fanno questi discorsi: «Non sappiamo che cosa voglia fare Bobo, di certo adesso non può esporsi perché é sotto attacco – dice un suo fedelissimo – però se avesse detto una parola avremmo vinto il congresso con il 70 per cento dei voti». Tra i reguzzoniani invece si storce il naso: «Maroni voleva prendere in mano il partito ma non lo ha detto apertamente, l’elezione di Canton ha bloccato una delegittimazione di Bossi, chi vuole un ricambio deve uscire allo scoperto».
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