Scioperano gli operai, si ferma la Bottigelli

La fabbrica di stampaggio di materie plastiche è chiusa per tutto il giorno a causa dell'agitazione del personale contro le politiche aziendali: "Condizioni di lavoro impossibili"

Braccia incrociate alla Bottigelli di via Melegnano: tutti i 35 dipendenti della ditta che si occupa di stampaggio di materie plastiche, escluso un lavoratore precario, si sono astenuti dal lavoro per l’intera giornata, bloccando l’attività dello stabilimento, per protestare contro la riorganizzazione dei turni e altre imposizioni della direzione. Davanti all’ingresso della storica azienda bustocca, fondata negli anni Trenta e oggi divenuta società per azioni, si è tenuto in mattinata un presidio a cui è intervenuto anche Giuseppe Ferrario, segretario della Filctem-CGIL lombarda.

Nel corso dell’ultimo triennio la Bottigelli, attiva nella produzione e nella stampa di tovaglie e altri accessori in PVC, ha ridotto notevolmente il proprio organico, "tagliando" tre operai e due dirigenti; ma a spingere i dipendenti alla protesta sono soprattutto le nuove politiche imposte dal consulente aziendale arrvato proprio tre anni fa. "Siamo stanchi di questa situazione – spiega Mauro Negri, rappresentante delle RSU – ormai da tempo siamo sottoposti a cambi repentini di turni, orari, funzionalità e mansioni, senza che ci venga fornita una preparazione adeguata per affrontare i nuovi compiti. Ne derivano, ovviamente, errori e imprecisioni che poi vengono imputati a noi, con la richiesta di rimborsi in denaro". Non certo la condizione ideale per lavorare: "Questo è vero e proprio terrorismo psicologico – commenta Negri – viviamo sotto la continua minaccia di chiusura, leggiamo comunicati che ci accusano di boicottaggio e di scarso impegno. La perdita di concentrazione e di serenità è il minimo che possa accadere. Senza considerare le condizioni di sicurezza della fabbrica: non so proprio se siano adeguate ai prodotti chimici che lavoriamo e alla posizione nel pieno centro di Busto Arsizio". "Molti di noi hanno una famiglia – spiega un altro dipendente, Maurizio Serpe – non possiamo accettare che ci venga cambiato il turno dalla sera alla mattina, o di essere costretti a svolgere compiti che non rientrano nelle nostre competenze, con il risultato che i prodotti sono scadenti e vengono rimandati indietro".

Nessun commento da parte dei vertici aziendali, che dichiarano di non voler alimentare le polemiche. I lavori, invece, temono ritorsioni per la loro protesta: "Ci difenderemo nelle sedi opportune – dice ancora Mauro Negri – ormai ho accumulato già 9 giorni di sospensione, non possono più spaventarci".

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Ottobre 2011
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