Guardie ecologiche: “Dobbiamo pagare per fare volontariato”

I tagli dell'amministrazione comunale colpiscono anche le Gev (guardie ecologiche volontarie). Il coordinatore Gambaro: «Solo nel 2011 abbiamo comminato sanzioni per 50 mila euro»

«Non si puo’ chiedermi di pagare per fare il volontario.È un paradosso». A parlare è Fausto Gambaro (foto a lato), comandante, o meglio, coordinatore delle Guardie ecologiche volontarie di Varese (Gev). Il paradosso riguarda i tagli decisi dall’amministrazione comunale per questo servizio che è, appunto, di volontariato. «Quello che prendiamo – spiega Gambaro – è un rimborso, ovvero soldi che anticipiamo e che ci vengono restituiti tre mesi dopo, per la benzina. Io ad esempio, vengo da Castano Primo e prendevo 600 euro. Sono qui tutti i giorni dalle 8 del mattino fino a sera. Con questi tagli prenderò 150 euro di rimborso e quindi non potrò più garantire la mia presenza quotidiana».
Poiché ci sono molte guardie ecologiche che prestano il proprio servizio per oltre 1.500 ore all’anno, secondo Gambaro, non è accettabile che venga chiesto ai volontari di mettere i soldi di tasca propria per pagare le spese di viaggio per svolgere il servizio.
Gli stanziamenti del Pirellone destinati alle Gev ammontano a 14 mila euro che si vanno ad aggiungere ad altri 6mila del Comune di Varese. Quindi, circa 1.000 euro all’anno per ogni guardia ecologica (quelle realmente attive sono circa 20), per un totale di 12.237 ore di volontariato annue. Uno sforzo economico accettabile per un servizio che, alla luce dei numeri forniti dal coordinatore, sembra funzionare molto bene. Solo nel 2011, infatti, le Gev di Varese hanno comminato 378 sanzioni per un totale di 50.398,77 euro (48.000 euro nel 2010, 14.000 nel 2009) a cui si aggiungono 1.079 rapporti di servizio (900 nel 2009, 1200 nel 2010) nei settori più disparati. Si va dai rifiuti urbani al taglio delle piante, dal monitoraggio di fiumi, torrenti e cave al controllo nei parchi (con servizio notturno dalle 20 all’1 e 30), fino ai programmi educativi nelle scuole.
Il loro intervento è risultato spesso decisivo nella risoluzione di casi di abbandono di rifiuti. Insomma, non hanno paura di sporcarsi le mani e quando si tratta di individuare l’incivile di turno, sezionano i rifiuti fino a trovare l’indizio che conduce al colpevole.
Inoltre, in questi ultimi anni, le guardie ecologiche si sono date una struttura più organizzata, con tanto di divisa e gradi. Aspetto, quest’ultimo, che ha sollevato qualche critica. «Dobbiamo essere riconoscibili dai cittadini – spiega Gambaro – ed è importante stabilire dei ruoli in base al merito e alle competenze, perché in un servizio di volontariato così delicato, l’anarchia non funziona. Non dimentichiamo che le Gev non sono volontari qualsiasi: fanno un corso in Regione Lombardia con esame finale e sono guardie particolari giurate che viaggiano con un decreto di polizia in tasca».

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Gev, i “guardiani” dell’ambiente 4 di 11
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Pubblicato il 11 Gennaio 2012
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