Anania, dal baratro con la Pro al sogno Serie A
Il portiere è primo in B con il Pescara e racconta come è passato dall'occupazione dello "Speroni" alla possibilità di guadagnare sul campo la massima categoria
Un anno fa a quest’ora era in sala stampa allo "Speroni" chiedendo a Massimo Pattoni di tener fede alla parola data e di pagare gli stipendi ai giocatori della Pro Patria. Oggi, 365 giorni dopo, Luca Anania si ritrova primo in classifica con il Pescara di Zdenek Zeman. In serie B. Dal baratro alle nuvole: una bella storia di calcio che riviamo attraverso le parole dello stesso portierone cresciuto nell’Inter, che a 32 anni sta vivendo la sua miglior stagione sportiva.
«Quest’estate – racconta Anania -, mister Zeman mi ha chiamato e mi ha proposto di giocare a Pescara in serie B: non mi sono fatto scappare la possibilità e l’ho seguito senza pensarci due volte. Avevo già avuto l’allenatore boemo ad Avellino e a Lecce, mi conosceva già e sapeva di poter contare su di me».
Un anno fa, insieme a pochi altri "vecchi", faceva la chioccia ai ragazzini che non avevano nemmeno un posto dove dormire e si riparavano nelle case dei compagni più esperti o addirittura negli spogliatoi della società bustocca. Ad un certo punto della stagione venne anche messo fuori rosa per i dissidi con il club, perdendo il posto da titolare in campo ma non quello di leader del gruppo. Oggi vola con la macchina perfetta messa in piedi da mister Zeman, che a Pescara sta ricostruendo una specie di "Foggia bis" con giovani di sicuro avvenire e uomini più esperti, come lo stesso estremo difensore nato a Milano: «Sono passato dalle stalle alle stelle – ricorda ridendo il portiere degli abruzzesi -. Un anno fa a Busto Arsizio c’era una società fantasma e io come i miei compagni avevo davanti un futuro incerto; ora sono primo in classifica in serie B: a ripensarci non ci credo neppure. La nostra forza, qui in Abruzzo, è che abbiamo un gruppo giovane ma molto motivato, che lotta e corre sempre con entusiasmo. Non è stato molto difficile adattarsi al modulo di Zeman: come detto, sapevo già quale sarebbe stato il mio compito. Con un calcio così spregiudicato il portiere ha responsabilità maggiori e io penso di essere la persona adatta: cerco sempre di interpretare al meglio i compiti che mi vengono assegnati».
«Seguo sempre la Pro Patria – ammette l’ex capitano tigrotto – Non ci riesco dal vivo, ma guardo i risultati. Appena riesco mi sento telefonicamente con Dario Polverini, un ragazzo d’oro, che mi dice che ora la situazione è buona e la società è sana. Di questo sono molto contento. Spero che Dario possa continuare a giocare con regolarità e faccia vedere le proprie capacità. Mi auguro anche che la Pro possa ottenere dei buoni risultati in classifica… certo che quella penalizzazione non ci voleva. Credo che possa arrivare ai playoff: le qualità non le mancano e continuando così può arrivare in alto. Come me e il mio Pescara».
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