Bruciato vivo dal datore di lavoro, Ion Cazacu diventa una canzone

Il gruppo rock Teatro degli Orrori ha dedicato un brano del loro terzo album "Il Mondo Nuovo" all'operaio rumeno vittima dell'odio e della mancanza di diritti che venne arso vivo dal proprio datore di lavoro a Gallarate nel 2000

Pierpaolo Capovilla canta Ion Cazacu, l’operaio piastrellista bruciato vivo nel 2000 dal suo datore di lavoro Cosimo Iannece perchè aveva osato rivendicare i suoi diritti dopo anni di lavoro in nero. Il front man del gruppo rock “Il Teatro degli Orrori” ha dedicato una traccia del nuovo album “Il Nuovo Mondo” intitolata “Ion” al giovane operaio che morì tra atroci sofferenze causate dalle ustioni sul 90% del corpo dopo 33 giorni in un letto di ospedale. La sua storia è diventata il simbolo per i tanti movimenti che lottano per i diritti dei lavoratori, in particolare stranieri.  Il fatto avvenne a Gallarate il 14 marzo del 2000 ma si venne a sapere giorni dopo, quando per Ion Cazacu ormai non c’era più nulla da fare. L’autore del gesto venne condannato a 30 anni per omicidio, pena poi ridotta a 16 anni.

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Come avete conosciuto la storia di Ion Cazacu?

«Dalle cronache dei giornali qualche giorno dopo il fatto – racconta Pierpaolo Capovilla, leader della band veneta –. Già allora avevo pensato di scrivere una canzone su quello che era successo a Ion ma solo oggi, a dodici anni dai fatti, ho deciso di farlo sul serio».

Ne avete parlato con i familiari?

«Ho conosciuto Nicoleta e le sue due figlie, avute con Ion: lei vive ancora a Gallarate dove è avvenuto l’omicidio, mentre Ion è sepolto nel suo paese natale in Romania. Quando il brano è stato completato gliel’ho inviato per farglielo ascoltare e per chiedere il suo assenso alla pubblicazione nel nostro disco. Dopo un mese di attesa, quando ormai pensavo che non ci fosse più niente da fare, ecco che mi arriva la mail di risposta. Non dirò mai cosa c’era scritto in quella email ma posso dirvi che ho pianto».

Perchè avete scelto la storia di Ion?

«Perchè volevamo sottolineare il fatto che questo è un paese fermo ancora a 12 anni fa. Lo conferma il fatto che un movimento fascista e xenofobo come la Lega Nord è ancora vivo e vegeto. Voi in provincia di Varese ne dovreste sapere qualcosa. Il caso di Ion è paradigmatico di un’Italia egoista, ignorante e piena di piccoli egoismi che hanno più valore della vita umana. Quello che è accaduto nel caso di Cazacu. Sono cambiati gli obiettivi dell’odio: prima i meridionali, poi gli albanesi, poi i rumeni e gli slavi delle rapine in villa, adesso i magrebini. La matrice è sempre la stessa, l’odio razziale nei confronti del diverso».

Per questo avete scelto storie di stranieri in molte delle vostre canzoni?

«Noi cantiamo l’Italia reale con storie che sono le più verosimili possibile al paese che viviamo. Tutte tranne una (Adrian) partono da storie realmente accadute».

La canzone che “Il teatro degli orrori” gli ha dedicato è uno struggente e intimo epitaffio, quasi volessero descrivere quei terribili giorni di agonia (Ion morì dopo un mese all’ospedale di Genova, martoriato dalle ustioni inferte dal fuoco su tutto il suo corpo) con le parole di un fraterno amico o di una moglie disperata che non accetta la dura realtà della sua scomparsa e della scomparsa della sua pelle, segno tangibile dell’esistenza umana.
“Ion la tua pelle non c’è più,  Ion non c’è più,  ma perchè mai  una vita onesta  finisce così”

«Potrebbe essere anche una struggente canzone d’amore – conclude Capovilla – se la si prova ad immaginare escludendo l’antefatto. Una donna che non sente più la pelle del suo amato vicino a sé».

Il Mondo Nuovo è il terzo album (i primi due erano “L’Impero delle tenebre” e “A sangue freddo”)

 della band nata in un piccolo studio di Marghera dalle ceneri di esperienze alternative precedenti. E’
considerato unanimemente un concept album dove abbondano le storie di stranieri come in “Skopje”, Adrian, Nikolaj, Pablo e Ion per l’appunto e non mancano riferimenti al terzo mondo con canzoni come Gli Stati Uniti d’Africa. E’ un album coraggiosamente politico che riporta al primo posto l’uso delle parole prima della musica che resta, comunque, altamente rock e consacra questo gruppo nella storia della musica rock (e non solo) italiana. Una piccola curiosità, l’intervista a Capovilla è stata realizzata al telefono da Gazzada, sede di Varesenews, che è anche la città natale di Pierpaolo Capovilla, figlio di emigranti trevigiani poveri. Come Ion Cazacu e la sua famiglia.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 09 Febbraio 2012
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