Dal fado al jazz, le vie dell’arte sono infinite

Sofia Ribeiro (voce) e Bartolomeo Barenghi (chitarra) hanno appena concluso una mini tournée che, tra le sue tappe, ha avuto anche Varese, Milano e il Canton Ticino. Un duo molto affiatato che ha alle spalle già numerose incisioni e premi, capace di spaziare dalla musica portoghese a quella brasiliana, dai classici del jazz al pop

Se c’è un momento in cui il fado (la musica tradizionale portoghese) ha avuto una grande affermazione fuori dai confini nazionali, questo ha coinciso con il film “Lisbon story” (1994) di Wim Wenders. La colonna sonora, scritta ed eseguita dai Madredeus con la magica voce di Teresa Salgueiro, fece il giro del mondo, grazie a un’operazione di coraggiosa e raffinata rivisitazione musicale di quella tradizione che, fino ad allora, aveva avuto in Amàlia Rodrigues la sua più grande interprete. «I Madredeus hanno avuto il merito – spiega Sofia Ribeiro, cantante jazz portoghese – di internazionalizzare il fado e di segnare un’evoluzione del gusto che poteva superare l’appartenenza a un genere tradizionale» .
Sofia Ribeiro e il chitarrista Bartolomeo Barenghi hanno appena terminato una mini tournée che tra le sue tappe ha avuto anche Varese, Milano e il Canton Ticino. Un duo molto affiatato che ha alle spalle già numerose incisioni e premi, capace di spaziare dalla musica portoghese a quella brasiliana, dai classici del jazz al pop.  Per Barenghi, varesino di nascita, è stato un po’ come ritornare alle origini, dove tutto è cominciato. Oggi vive e insegna al conservatorio di Barcellona, dopo aver trascorso quattro anni a Parigi e conseguito il diploma di jazz presso il conservatorio francese.
Questi due trentenni sono l’icona perfetta della globalizzazione musicale (nel senso positivo del termine). “Voltarei à minha terra” (tornerei alla mia terra) canta la struggente Salgueiro, ma per il duo Barenghi-Ribeiro la vera patria è la musica, tanto che per intendersi, quando a parlare non sono le note del pentagramma, hanno scelto lo spagnolo. Una lingua di mezzo, a metà strada tra l’Italia e il Portogallo.
L’evoluzione musicale del fado portoghese di cui parla Sofia, ma anche tutto il repertorio brasiliano del duo, ha trovato in Barenghi un interprete e un arrangiatore appassionato. Il resto lo hanno fatto la spontaneità e l’affinità tra un talentuoso chitarrista e una voce “privilegiata” da madre natura. Il rendez-vous è avvenuto tre anni fa a Bruxelles, dove Barenghi era in tour con un trio, chitarra piano e contrabbasso, e Ribeiro era la special guest della serata. «E’ più facile suonare in formazioni ampie che non in due – spiega il chitarrista – perché ci vuole una grande sintonia e non succede di trovarla spesso. Con Sofia è stata immediata. Una bella sorpresa».
Ciò che è più difficile oggi nel mondo della musica è l’innovazione stilistica. Cercare una strada da percorrere fuori dai circuiti affermati e dalle mode, reality show in testa, significa studiare intensamente e mettersi alla prova soprattutto rispetto al passato. «Io sono un soprano e se dovessi scegliere un periodo musicale – spiega la cantante portoghese – sceglierei il barocco. Ma è difficile, perché occorre avere il dominio completo di quella musica e la voce non è tutto».
«Non credo ad alcune operazioni – aggiunge Barenghi – per esempio, a certe rivisitazioni di Bach. Ci sono stati geni assoluti come il pianista Glenn Gould o il violoncellista Pablo Casals, pura avanguardia. Ma, appunto, erano geni. Per quanto mi riguarda ho reinterpretato brani di Villa-Lobos (compositore e chitarrista brasiliano contemporaneo ndr) e Brouwer, cercando di trovare una chiave interpretativa tra jazz e musica da camera».
Vivere di musica ai tempi di internet puo’ sembrare semplice, ma non lo è affatto. La rete è una grande chance perché ha una platea sconfinata, ma al tempo stesso rappresenta un contenitore indistinto di proposte musicali, con il rischio che il tutto diventi un grande rumore di sottofondo. «Internet ha aiutato molto noi musicisti – conclude Barenghi – ma è sempre e solo uno strumento. Ciò che fa la differenza è la qualità della proposta musicale».
 

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Pubblicato il 28 Febbraio 2012
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