Torna dalla Svizzera con l’auto di papà, accusato di contrabbando

L'auto, con targa Svizzera era quidata da un giovane che per motivi di studio è da poco residente a Varese. Ma per una una norma doganale rischia maximulta e confisca: e sui giornali ticinesi sta nascendo "il caso"

Dogana di GaggioloLa sua auto è ancora sotto sequestro alla dogana del Gaggiolo e c’è la possibilità che le venga definitivamente confiscata perché “auto di contrabbando”. Ma la storia della famiglia Sury, di Muralto, vicino a Locarno, è tutta da raccontare perchè può capitare – anzi capita, visto che dall’inizio del 2012 sono circa 40 i veicoli nella sua stessa condizione – a molti frontalieri, o italiani che hanno per qualunque motivo base in Svizzera.

UN FIGLIO NON PUO’ GUIDARE L’AUTO DI PAPA’?
L’auto dei Sury, una Skoda Roomster un po’ vecchiotta, è stata sequestrata perché condotta dal figlio del proprietario. Voi direte: “che c’è di strano, se un figlio guida la macchina di papà? perché gliela confiscano?” Lo strano è che il figlio da pochi giorni – più o meno dalla fine di gennaio 2012 – E’ diventato un varesino: ha preso cioè la residenza nella città giardino, perché studia all’Insubria e ormai è a Varese per tutta la settimana. Essere figlio del proprietario dell’auto, e con delega a guidarla, non è sufficiente per la guardia di finanza in dogana: guidare un’auto svizzera da parte di un residente in italia senza un documento firmato da un notaio è da considerarsi contrabbando d’auto.  Così spiegano i finanzieri ai genitori accorsi a cercare di risolvere la situazione, da Locarno al valico del Gaggiolo. Ormai “il verbale è partito” la macchina della burocrazia non si ferma più. La sanzione finale è la confisca dell’auto e una multa che, su un valore di circa 5000 euro è intorno ai 700-1000 euro.

UN ITALIANO NON PUO’ GUIDARE IN ITALIA UN’AUTO SVIZZERA.
TRANNE CHE…

DoganaLa loro opposizione scritta, inviata a poche ore dall’accaduto, sembra destinata a cadere nel nulla: la norma è stata violata. Anche se di questa norma, per un cittadino svizzero come per qualunque cittadino extra UE, è difficile venirne a conoscenza: tant’è vero che in google è più facile trovare forum dove si dibatte su quale sia la norma corretta – mescolandovi anche indicazioni completamente errate –  che la norma vera e propria nei siti istituzionali.
La regola, che potete trovare in questo pdf riassuntivo delle norme al riguardo consegnatoci dalle autorità competenti, vieta l’utilizzo di auto straniere in Italia da parte di persone residenti in Italia, con tre sole eccezioni. La prima è uso in caso di emergenza: in questo caso non ci sono contestazioni, purché” sia resa dichiarazione all’atto della introduzione nella UE”. La si può usare al massimo per 5 giorni e l’interpretazione di “motivo d’urgenza” è molto ristretto: per tornare al caso specifico, per esempio, il ragazzo aveva preso in prestito la macchina perché aveva appena rotto la sua e non voleva perdere un esame che si svolgeva in quel giorno. Un motivo non “d’urgenza” per le autorità italiane.  La seconda è l’uso di un’auto in affitto di una società estera di affitto: in questo caso, è sufficiente esibire il contratto di locazione. La terza riguarda l’uso della macchina aziendale da parte di un lavoratore frontaliero: qui il lavoratore deve presentare però, prima di prendere in mano la macchina, una istanza all’autorità doganale dove specifica di essere dipendente di una ditta svizzera, di avere un permesso di lavoro o essere titolare di un contratto con la ditta svizzera e la mancanza di procedimenti penali e amministrativi in campo doganale e fiscale.
Altri casi non sono contemplati: e non si tratta di casi particolarissimi e isolati, se è vero che ogni anno vengono sequestrate circa un centinaio di auto, e solo dall’inizio del 2012 ne sono già state sequestrate 40.

UNA STORIA PARADOSSALE
«A questo punto non posso che appellarmi al sindaco Fontana e ai politici varesini: per perché noi a Varese ci siamo sempre trovati bene, e mio figlio è orgoglioso di aver preso la residenza qui».
A parlare, con un misto di disperazione e scoramento, è Anna Maria Sury, cittadina e Assessore a Muralto, comune nei pressi di Locarno. Lei lavora in sanità come suo marito, è impegnata nella sua città e a livello cantonale in ambiti sociali e politici, ma si sente «Una perfetta insubrica»: Cresciuta in provincia di Como, tornata a Locarno dove viveva la famiglia, la sorella ancora abitante a Como e tre figli su tre che hanno scelto per coltivare le loro ambizioni in università italiane. Insomma, donna di confine, che ha abituato la famiglia a vivere senza la percezione di una difficile divisione tra due territori così vicini. Il ragazzo che studia alla facoltà di Biologia dell’Insubria a Varese, con attenzione e profitto, è il protagonista della storia.
E poiché ha una malattia che lo stress rende ancora più invalidante, ha scelto di stare durante la settimana a Varese, dopo avere fatto primi anni in una città che lo ha accolto con grande serenità. Per lui la vicenda è stata un vero e proprio choc: fin dal momento dell’interrogatorio. «Abbiamo avuto un’impressione di Varese bellissima, e ora abbiamo timore ogni volta che passiamo la dogana, soprattutto mio figlio – spiega Anna Maria – Ora vorremmo solo sapere se possiamo stare sereni nei prossimi tempi, e se possiamo perlomeno riavere la macchina, che è della nostra famiglia e guidata da un famigliare senza alcuna intenzione di contrabbandare niente. Chissà se il sindaco di Varese, che da qualche settimana è anche sindaco di mio figlio, può mettere una parola di pacificazione in una questione che rischia di assumere toni sempre più forti».

LE REAZIONI OLTREFRONTIERA
Questo infatti è uno di quei casi in cui i confini tra Italia e Svizzera sono ancora davvero alti, soprattutto nella parte italiana: per gli svizzeri che guidano auto italiane in Svizzera non ci sono infatti gli stessi problemi e per chi guida un auto non sua tra i due paesi basta farsi firmare una delega dal proprietario. Il divieto italiano, che visto anche il caso particolare sembra avere delle sanzioni sproporzionate, sta già facendo discutere il Canton Ticino: dopo un primo articolo del Corriere del Ticino ha rilanciato e messo il carico anche il Mattino della domenica 26 febbraio e ripreso infine, alcuni giorni fa , dalla Regione Ticino. Con commenti di diverso genere ma un unico tono sgomento, di fronte a una norma che non ha corrispondenti nel loro paese. E creare ulteriori fonti di divisione in un momento già difficile tra i due confini.

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 05 Marzo 2012
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.