Centinaio: “Legnano torni ad essere il motore dell’Alto Milanese”

Intervista al candidato sindaco del centro-sinistra: "Fermeremo la svendita dei beni della città"

 Alberto Centinaio è il candidato sindaco del centro-sinistra legnanese. A sostegno della sua candidatura si sono schierati il Partito Democratico, l’Italia dei Valori, i Verdi e le liste civiche Ri-Legnano e Insieme per Legnano. E’ un imprenditore da oltre 40 anni, la sua azienda di famiglia (fondata dal padre nel ’51) lavora nel settore del commercio delle macchine utensili e conosce molto bene la realtà imprenditoriale dell’Altomilanese. Sposato da 32 anni ha una figlia di 27 anni. L’unica esperienza politica precedente risale al periodo ’94-’97 come consigliere comunale. 

 

Centinaio, qual’è il suo rapporto col Palio di Legnano? 

Mio fratello Gianni ha ricoperto la carica di Cavaliere del Carroccio ed è da sempre impegnato nella contrada di San Domenico, della quale faccio parte anche io ma è mio padre che è ricordato in quanto giudice internazionale della Federazione Italiana Sport Equestri e l’altro mio fratello Alessandro è un veterinario del palio. Una famiglia tutta impegnata, tranne che il sottoscritto. In realtà di questa importante manifestazione mi interessa di più l’aspetto storico. Sono un’appassionato di storia locale e sono stato impegnato nell’associazione Polis che si occupa di storia, cultura e politica.

Che giudizio dà alla Legnano di oggi?

La città è cambiata sotto tutti i profili. La cementificazione ha portato ad un cambiamento complessivo del tessuto sociale con la trasformazione delle grandi fabbriche che hanno chiuso i battenti in condomini. Ora i milanesi vengono qui per dormirci la notte e lavorare nella metropoli di giorno. Ha perso parte della sua attrattività ma ha ancora qualcosa da dire con i suoi due grandi parchi (Altomilanese e Castello, ndr). Il problema è che la città non ha più un ruolo di leadership sul territorio circostante e deve tornare ad essere quel motore dell’Altomilanese che è stata in passato. In questi anni l’amministrazione a guida Pdl-Lega non ha fatto altro che continuare a svuotarla del suo patrimonio e i due esempi più lampanti sono stati la svendita della casa di riposo Accorsi e la vendita di Amga Energia, una società che fatturava 90 milioni di euro, per non parlare del peccato originale della vendita delle farmacie da parte della giunta Cozzi.

Dove guarderà la sua giunta se sarà eletto: Alto Milanese o Basso Varesotto?

Sia da una parte che dall’altra ma una cosa è certa: Legnano deve tornare ad essere il motore dell’Alto Milanese, non si può più pensare a Legnano senza i comuni confinanti. Basti pensare che non esiste nemmeno un Piano di Zona per i servizi sociali. Allo stesso tempo non si può prescindere dal Basso Varesotto, con realtà importanti come Busto e Castellanza. La verità è che tutti devono partecipare alla governance del territorio superando la logica delle due province. Se venissi eletto sindaco mi impegnerò in prima persona nella convocazione almeno una volta al mese della conferenza dei servizi. Ad esempio la questione Ikea è emblematica, Cerro Maggiore può decidere di farla costruire sul proprio territorio e il fatto che non ci sia una linea strategica comune alimenta queste logiche dove ognuno guarda al suo pezzo di territorio senza capire le conseguenze del suo agire nei comuni intorno.

Legnano è una città con un alto numero di stranieri. Quali sono le politiche che intendete sviluppare?

C’è un tessuto associativo da valorizzare. Fino ad oggi è stato svilito mentre il ruolo di un’amministrazione è quello di facilitarlo. Naturalmente gli stranieri che vivono a Legnano devono rispettare le regole e questo deve avvenire attraverso un’educazione civica che deve necessariamente passare attraverso la rete delle associazioni che devono promuovere, con l’aiuto dell’amministrazione, lo studio della nostra Costituzione.

Legnano è stata indicata dalle inchieste della magistratura come una delle basi della ‘ndrangheta in Lombardia. Cosa fareste per contrastare questo fenomeno?

La legalità non può fermarsi alla percezione di sicurezza. C’è un rischio elevatissimo di infltrazioni mafiose e questo va tenuto sempre in considerazione. Daremo i beni sequestrati alla ‘ndrangheta che ci verranno assegnati dall’agenzia per i beni confiscati, alle associazioni perchè ritornino chiaramente in possesso della città. Nel programma proponiamo un patto con l’Agenzia delle Entrate per monitorare, con gli strumenti previsti dalla legge, la realtà economica del territorio.

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Pubblicato il 18 Aprile 2012
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