Il tessile-abbigliamento varesino alla sfida del cambiamento

Si è svolta a Busto Arsizio l’Assemblea congiunta dei tre Gruppi merceologici all’interno dell’Unione Industriali. 150 le imprese che nel 2011 hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali. Cresce l’export: +6,8%

“Bisogna essere capaci di immaginare e di pianificare un cambiamento”. Solo così le imprese potranno trasformare “il momento che stiamo attraversando, irto di difficoltà” in un’occasione per cogliere “serie e concrete opportunità di sviluppo”. Bisogna andare oltre i numeri e le analisi congiunturali non certo edificanti per il comparto. Parola dei Presidenti dei Gruppi merceologici dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese che rappresentano il settore del Tessile-Abbigliamento: Remo Mazzetti (Presidente “Maglie-Calze, Abbigliamento e Calzature”) Giovanni Salvati (Presidente “Tessiture e Filature”), Michele Ferrario (Presidente uscente delle “Tintorie, Stamperie e Finissaggi Tessili”). In totale uno spaccato imprenditoriale che, all’interno dell’associazione, conta una rappresentanza di 284 imprese e 8.758 addetti. L’Assemblea congiunta che si è svolta quest’oggi a Busto Arsizio ha confermato alla presidenza Salvati e Mazzetti. Alla guida delle Tintorie, Stamperie e Finissaggi è stato, invece, eletto, al posto di Ferrario giunto a scadenza di mandato, Piero Sandroni della C. Sandroni & C. Srl di Busto Arsizio.

Da una parte il momento elettivo, dall’altra l’analisi della situazione. Con numeri che, soprattutto per quelli riguardanti l’accesso agli ammortizzatori sociali, mostrano tutte le difficoltà di un settore che dopo un inizio di 2011 con “spunti di cauto ottimismo”, ha dovuto fare invece i conti “con un inasprimento della crisi”, come si legge nella relazione congiunta dei Presidenti dei tre Gruppi merceologici. Risultato: nel 2011 sono state 150 le imprese del settore associate all’Unione Industriali che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori, per un totale di 3mila dipendenti coinvolti. Le cause? I Presidenti non hanno dubbi: “La stagnazione dei consumi interni, i noti problemi di liquidità delle imprese, le rigidità del sistema creditizio, le speculazioni internazionali che hanno interessato le materie prime, condizionandone la disponibilità sui mercati, l’aumento dei prezzi dei prodotti chimici necessari alle imprese di nobilitazione e i costi dell’energia, gravati da accise che li rendono incongruenti rispetto a quelli sostenuti dalle imprese concorrenti che operano in altri Paesi europei ed extraeuropei, sono tutti fattori che hanno inciso negativamente sull’attività delle imprese del nostro settore”. Con l’aggravante dei problemi “nell’incassare i pagamenti e l’assenza di norme semplici ed efficaci a tutela del credito che completano il quadro nel quale operiamo quotidianamente”.

Ormai da tempo le uniche buone notizie vengono dai mercati esteri. Dove l’export del tessile-abbigliamento varesino riesce sempre ad essere vincente. Tanto che nel 2011 le esportazioni sono salite ad un valore di 811 milioni di euro, il 6,8% in più rispetto al 2010. Nonostante le difficoltà del settore, inoltre, rimane intatta la tradizionale bilancia commerciale varesina positiva. A fronte di un import ammontato a 565 milioni di euro il saldo del commercio estero locale del settore registra un surplus di 246 milioni di euro.

Segno che crescere sui mercati di oltre confine è possibile. “Occorre avere la capacità – si legge ancora nella relazione dei tre Presidenti di Gruppo merceologico dell’Unione Industriali – di cogliere i segni dei tempi al di là delle previsioni di breve o medio termine, di adattarsi a nuovi modelli comportamentali che guidano e generano le decisioni, dalle più semplici, come l’acquisto di un capo di abbigliamento, alle più complesse, come la decisione di investire in un Paese o in un’impresa, cogliendo le opportunità che si presentano”. Qualche suggerimento su questo fronte è arrivato alle imprese dal relatore della parte pubblica dell’Assemblea: il docente di strategie imprenditoriali dell’Università Carlo Cattaneo-LIUC, Fernando Alberti. “Condizioni di maturità settoriale, crescita dimensionale, iper-competizione, superamento del localismo distrettuale, gestione della dinamica famigliare”. Queste le sfide con cui, secondo il professore, si trova a doversi confrontare il settore. Ostacoli non piccoli, ma allo stesso tempo non insormontabili. “Nonostante le sfide settoriali e di contesto – ha continuato Alberti – una pluralità di casi di imprese operanti nel tessile italiano ci testimonia come sia possibile incamminarsi in percorsi di rinnovamento strategico e imprenditorialità aziendale che possano sostenere un vantaggio competitivo duraturo”.

Cosa hanno in comune le Pmi del tessile-abbigliamento che riescono ad essere vincenti? Nell’elenco il professore della LIUC inserisce: “Incessante innovazione di prodotto, processo e mercato, focalizzazione sul core business, gestione attenta e selettiva del parco clienti, forte apertura ai mercati internazionali, produzione locale e attenzione globale, diversificazione molto rara e solo sulle adiacenze, controllo della filiera, gestione sapiente del rapporto famiglia-impresa, investimento e cura del capitale umano e intellettuale”

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Pubblicato il 18 Aprile 2012
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