Per la Bcc inizia una nuova era

Nonostante la perdita di esercizio sono molti gli indicatori positivi. Il Credito cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate non sarà più un "salvadanaio" ma diventa banca-azienda

luca barni roberto scazzosi bcc busto garolfo e buguggiate

Se esistesse un rating della trasparenza, la Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate avrebbe una tripla A. I vertici del credito cooperativo non hanno paura dei numeri, nemmeno quando hanno il segno meno e quindi sicuramente sgraditi ai soci.

L’operazione trasparenza” fatta dal presidente  Roberto Scazzosi e dal direttore Luca Barni ha due obiettivi: dare un quadro realistico della situazione, facendo pulizia nel bilancio della banca di quei crediti che non sono più tali, perché deteriorati a tal punto da non essere più esigibili; iniziare un nuovo corso generazionale all’interno dell’istituto di credito.
Se non ci si limita a quel dato col segno meno, ovvero la perdita di esercizio pari a 4 milioni e 257 mila euro dopo le tasse, e si allarga lo sguardo all’andamento complessivo della banca dopo il 1999, anno della fusione degli istituti di Busto Garolfo e Buguggiate, la situazione appare sotto una luce diversa. Partendo dal dato che oggi più interessa, il rapporto tra sofferenze (crediti la cui riscossione non è certa) e impieghi (i finanziamenti concessi alla clientela), si nota che nel triennio 2008-2011 si è attestato al 7,05%, contro il 7,70% dell’anno della fusione. Questo significa che oggi i debitori della banca restituiscono i soldi più di quanto lo facessero dieci anni fa. Se si allarga il dato alle sofferenze e ai crediti incagliati il rapporto scende ulteriormente dal 13,26% al 10, 31%. Gli altri parametri della banca sono tutti in crescita: i soci in dieci anni sono più che raddoppiati, passando da 1639 a 3541, le filiali sono passate da 12 a 19 , i dipendenti da 108 a 162, il patrimonio di vigilanza da 71 milioni di euro a 103 milioni (+44,77%).

Tutto bene, dunque? Quasi. Un appunto ai vertici della banca si puo’ muovere e riguarda il fatto che potevano mettere un po’ più di fieno in cascina, per affrontare i tempi di magra come quello che stiamo attraversando, ma che nessuno aveva previsto in questa entità. L’andamento del patrimonio di vigilanza cresce del 44,77% dal 1999 al 2011, ma solo dell’ 1,66% nell’ultimo triennio. La totalità degli impieghi supera la raccolta di risparmio: su 480,5 milioni di euro raccolti nel triennio 2004-2007, ne sono stati impiegati 484, tendenza confermata nel triennio 2008-2011 con una raccolta che si assesta a quota 660,3 milioni di euro contro i 672,3 milioni di impieghi. Una politica che d’ora in poi nessuna banca, Bcc compresa, potrà più sostenere.
Scazzosi e Barni non sono contenti di uscire in perdita, ma ribadiscono con fermezza che «sarebbero più preoccupati di non avere abbastanza redditività e capitale».
Per la Bcc inizia una nuova era: da banca salvadanaio diventa banca-azienda.

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Pubblicato il 04 Aprile 2012
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