Esplosione di Borsano, si costituiscono le parti civili

Spunta una terza perizia e il gup ha fissato un'ulteriore udienza per decidere sul rinvio a giudizio dei 4 indagati per disastro colposo. Agesp, nel frattempo, risarcirà chi ha subito danni materiali dalla fuga di gas che uccise due persone

L’esplosione di via San Pietro a Borsano, avvenuta la mattina del 3 dicembre 2009 e nella quale morirono Stefania Zhu e Andrea Rosignoli, torna in tribunale davanti al giudice per l’udienza preliminare Patrizia Nobile che dovrà decidere sul rinvio a giudizio nei confronti del dirigente di Agesp Rosario Perri, dei tecnici Alessandro Virzi e Giuseppe Venneri e dell’idraulico che nel 2001 certificò il funzionamento dell’impianto gas dell’appartamento dove si è verificata l’esplosione Italo Scazzosi. Per loro l’ipotesi è disastro colposo.

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Questa mattina il gup ha accolto le richieste di costituzione di parte civile, in tutto una quindicina e il legale di una di queste ha depositato anche una perizia, la terza, che il giudice si è riservato di leggere disponendo un rinvio della decisione all’udienza dell’11 ottobre. L’ampio margine temporale che il giudice ha lasciato dovrebbe permettere ad Agesp di risarcire almeno una parte di coloro che si sono costituiti questa mattina, quelli che hanno avuto solo danni materiali a seguito dell’esplosione. In aula erano presenti, questa mattina, gli avvocati di parte civile e i legali dei dipendenti Agesp Vittorio e Dario Celiento insieme a Carlo Alberto Cova ma il tipo di rito processuale che verrà seguito sarà deciso solo nella prossima udienza. Nel frattempo due dei quattro hanno già chiesto il rito abbreviato mentre uno ha esplicitamente richiesto il dibattimento. Resta sospesa la posizione del quarto indagato, l’idraulico Scazzosi.

Le due perizie già depositate sono molto severe nei confronti dell’azienda di proprietà del comune di Busto Arsizio. L’accusa è quella di disastro colposo dopo che, sin dalla sera precedente, i vicini avevano avvertito Agesp del forte odore di gas che si sentiva per tutta la via del nucleo storico del quartiere. I due tecnici, infatti, intervennero ed eseguirono una serie di controlli alla rete esterna ma non entrarono nell’appartamento dal quale si era intuito provenisse l’odore, era l’appartamento di Andrea Rosignoli, rispondendo all’ordine di un loro superiore che li richiamò in sede.

Dalla perizia dell’accusa si evincerebbe anche l’ipotesi che l’esplosione sarebbe avvenuta proprio nell’appartamento del Rosignoli. I corpi delle due vittime, infatti, riportavano bruciature compatibili con un esplosione avvenuta all’interno dello stabile. La deflagrazione fece crollare l’intera palazzina di due piani, riducendola ad un ammasso di calcinacci. Ai soccorritori che quella mattina arrivarono sul posto si parò davanti una scena che sembrava quella di un film di guerra.

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Pubblicato il 10 Maggio 2012
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