“L’ospedale di Varese è inadeguato”

«L’ospedale di Varese va potenziato» Alessandro Alfieri, consigliere regionale del Partito Democratico, aggiunge la sua voce alla richiesta che da anni si leva dal territorio. Alfieri, però, porta numeri e dati per dimostrare quanto il Circolo sia lungamente sottodimensionato per svolgere l’attività che richiede il suo territorio di riferimento.
Il futuro, inoltre, potrebbe diventare anche più nero dati i tagli previsti dalla Regione di oltre 3 milioni di euro ( per la precisione 3,134) per l’anno in corso: «Penalizzate saranno le prestazioni e il personale – commenta Alessandro Alfieri – Le prime vedranno una sforbiciata di 636 milioni di euro mentre il comparto personale vedrà una contrazione della spesa di più di 2 milioni di euro di cui 1,129 relativi al mancato rinnovo dei contratti a tempo determinato». 

Che l’ospedale varesino sia più in sofferenza rispetto ad altri presidi della provincia è ben chiaro da tempo visto ed è dovuto a fattori differenti: nel sud della provincia, per esempio, c’è maggior offerta mentre l’azienda varesina è pressoché monopolistica; il Circolo ha specialità d’eccellenza uniche ed è clinica universitaria. «Il Circolo ha un tasso di saturazione che sfiora il 100% – fa notare Alfieri – il che vuol dire che il carico di lavoro è sempre al massimo delle sue potenzialità. Lo scorso anno ci sono stati 21.410 ricoveri  per 201.745 giorni di degenza complessivi con una media di 10 giorni di permanenza e un turno over dei letti di 0,5, il letto rimane libero per al massimo mezza giornata. La media di saturazione regionale è di 87,6% ben al di sotto delle prestazioni del polo varesino. Non dimentichiamoci, inoltre, che il rapporto posti letto per abitanti è del 3,06 contro la media regionale del 3,37, quindi Varese ha meno letti rispetto ad altre realtà lombarde. Questo stato di cose porta a continui problemi al pronto soccorso e al suo personale costantemente sotto stress».

Il PD, quindi, è preoccupato per il futuro che si annuncia ancora più gravoso: « Il rischio è che si intervenga sui giorni di degenza. Va bene ridurre il ricovero pre operatorio, pratica che ormai avviene abitualmente, ma non si può limare ulteriormente l’assistenza dopo l’operazione scaricando sulle singole famiglie il problema dell’assistenza. Il sistema dei letti sub acuti appena avviato non sembra in grado di rispondere al bisogno crescente. Siamo in attesa di conoscere il tasso di rientro in ospedale di quanti vengono dimessi: abbiamo la sensazione che stia aumentando».

E se il rischio di ridurre le prestazioni, e di aumentare le liste d’attesa, diventa concreto, l’allarme scatta nuovamente anche per il personale sanitario: «Dai contratti a tempo determinato si deve recuperare un milione e 129 mila euro. Il timore è che soprattutto i giovani verranno penalizzati da questa manovra».

Riduzioni della spesa arriveranno anche dai farmici del "file F", cioè quei medicinali che vengono somministrati non in attività di ricovero come quelli antitumorali: è previsto un aumento della spesa dl 9% a fronte di un trend di crescita, però, del 18%. Risparmi, infine, si effettueranno sugli acquisti di beni e servizi, cosa che porterà a una riduzione di presidi chirurgici e materiali protesici.