Squinzi: “Il Paese ci assista”
Il nuovo presidente di Confindustria all'assemblea annuale di Univa ha spiegato le urgenze da risolvere: tagliare i costi della pubblica amministrazione, ridurre i ritardati pagamenti dello stato, rilanciare i consumi, più credito alle imprese. «Sono un europeista convinto»
Giorgio Squinzi va a braccio. E la platea gremita di Malpensafiere non si formalizza. «Non ho ancora pensato dei discorsi standard per le assemblee» dice il nuovo presidente di Confindustria, con un tono che lascia trasparire una timidezza di fondo. Un punto fermo, però, mister Mapei ce l’ha ed è un messaggio per il governo Monti: «Noi siamo pronti a mettercela tutta, ma abbiamo bisogno che il paese ci assista».
Lo ripete almeno quattro volte, dopo aver citato i punti già trattati durante il passaggio di consegne di settimana scorsa con Emma Marcegaglia. Squinzi elenca le urgenze italiane: tagliare i costi della pubblica aministrazione, ridurre i ritardati pagamenti dello stato («situazione vergognosa»), rilanciare i consumi («io faccio chimica per l’edilizia e posso testimoniare che la riduzione del settore è stata del 25% e tanti rischiano di chiudere»), più credito alle imprese, perché «il Paese prospera, se si crea occupazione».
Nella testa di Squinzi c’è posto per la questione settentrionale che non è slegata da quella meridionale, ma la via per dare una risposta a entrambe non è la secessione, bensì l’Europa. «Sono un europeista convinto – dice il presidente di Confindustria – e credo che il nostro futuro sia nella direzione degli stati uniti d’Europa, pur mantenendo delle autonomie, come avviene negli Usa. Non possiamo mantenere l’euro se non abbiamo la possibilità di mettere in comune il sistema del welfare, fiscale, energetico e anche una banca centrale».
Le parole che risuonano a Malpensafiere hanno un’eco che viene da lontano: ricerca, innovazione, internazionalizzazione, competitività. Squinzi ne lancia un’altra ancora: «modernizzazione» che deve riguardare le imprese e anche tutto il sistema associativo. L’elogio di Marino Vago, già presidente di Univa, sembra un assist ai padroni di casa. In realtà Squinzi, alla riforma proposta qualche anno fa da Vago e poi accantonata, ci credeva anche quando non era il numero uno di viale Dell’Astronomia. «Vorrei partire proprio dalle sue proposte per ridisegnare la Confindustria del futuro».
La crescita aziendale è uno dei tormentoni di un’imprenditoria che ha nella taglia medio-piccola la sua dimensione ideale, almeno fino a quando la globalizzazione è entrata nei capannoni senza chiedere permesso. Le reti di impresa sono lo strumento ideale per ottenerla, tanto che il presidente degli industriali annuncia, per i prossimi 4 anni, la nascita di almeno duemila contratti di rete. Un obiettivo ambizioso, considerato che fino ad oggi i contratti di rete sono poco più di 300.
L’Expo 2015 avrà una ricaduta diretta per la provincia di Varese e per il resto d’Italia. «Chi ha già aderito – conclude Squinzi – si renderà conto dell’attrattività del nostro paese». Ecco perché non deve essere trascurata l’agenda digitale: senza la banda larga gli imprenditori italiani non vanno da nessuna parte.
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