La città del cemento: il 70% del territorio è costruito
I dati spaventosi raccolti da Legambiente sul consumo di suolo: la città dei Due Galli ha il territorio più costruito dell'intera provincia di Varese
Una città di cemento, dove il verde è ormai meno di un terzo della superficie del territorio. Ma anche una città senza più spazi, dove – escludendo le zone di bosco – i fazzoletti di terra rimasti liberi sono preziosissimi: questo è il quadro di Gallarate che emerge dallo studio sul consumo di suolo proposto da Legambiente. Damiano Di Simine – presidente di Legambiente Lombardia – ha presentato i numeri nel corso dell’incontro sul consumo di suolo proposto alle Acli: «Il territorio di Gallarate è edificato per il 70,72%». La situazione, anche dieci e passa anni fa, nel 1999, era tutt’altro che rosea: allora era urbanizzato – coperto dal cemento di capannoni, case, palazzi, parcheggi, depositi – il 67,30%. La differenza può sembrare da poco e invece è allarmanete: negli ultimi 13 anni si è consumato il 3,5% di terreno vergine.
Il dato di Gallarate è allarmante anche se confrontato con realtà iperurbanizzate come le medie città vicine o come le città della Brianza: «Busto Arsizio è al 63,8%, Desio al 68%» ricorda Di Simine, parlando anche della cittadina brianzola il cui sindaco, Roberto Corti (ospite dell’incontro), ha scelto con convinzione la strada del consumo zero, cioè di non intaccare aree ancora non urbanizzate, difendendo le ultime porzioni di bosco e di campi agricoli.
Difendere il verde intorno alle città è un tema da ambientalisti? Di Simine, che pure è ambientalista, non ne fa una una questione esclusiva, anzi: «Smetterla con il consumo di suolo significa rimettersi ad investire sulle città. Perché oggi chi vuole costruire va sempre più spesso a costruire su terreni liberi e abbandona così al suo destino altre parti della città». Così si costruiscono palazzi sui campi di periferia, mentre le case dei centri storici rimangono degradate e le aree industriali dismesse rimangono inutili e vuote, o appena utilizzate come magazzino. E intanto le città si fondono tra loro: «L’essenza delle città stava nel loro essere distinte dalla campagna, nell’avere un limite». Quindi? «Bisogna rendere sconveniente costruire sul terreno libero, fare in modo che anche al mercato e ai costruttori convenga investire sulla città e nei centri storici».
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