Dieci mesi di trattative
Tutto cominciò alla fine del 2011, quando l'Alenia -Aermacchi presentò il piano di riorganizzazione che prevedeva 1.200 licenziamenti e la cassa integrazione per altri 1.000 lavoratori
Le trattative per l’accordo tra Alenia-Aermacchi erano cominciate tre mesi fa, ma l’inizio vero e proprio della vicenda risale ben prima, alla fine del 2011, quando, a settembre, venne presentato il piano di riorganizzazione che prevedeva 1.200 licenziamenti e la cassa integrazione per altri 1.000 lavoratori.
Alenia-Aermacchi non esisteva ancora: nascerà il primo gennaio 2012 grazie alla fusione per incorporazione di Aermacchi e Alenia Sia in Alenia Aeronautica. Già qualche mese prima la notizia della trasformazione suscitò le proteste da parte un gruppo di senatori del Pd e da parte dei sindacati metalmeccanici, che contestavano le ragioni della fusione e il piano di investimenti, giudicandolo inadeguato. La riorganizzazione prevedeva lo spostamento dalla sede della Campania a Varese, i trasferimenti dei siti produttivi in dissolvenza, un piano di esternalizzazione riguardante la logistica, i magazzini, i servizi di guardia e i servizi amministrativi che coinvolse 500 lavoratori, gli esuberi e la cassa integrazione. Il piano prevedeva anche 500 assunzioni. L’allora segretario della Fim-Cisl, Marco Bentivogli, dichiarò «che il sindacato è disponibile a discutere la riorganizzazione».
Il 20 settembre 2011 i sindacati Fiom, Fim e Uilm decisero uno sciopero di 4 ore, contestando la chiusura dei siti di Casoria, della sede di Roma, delle attività di Venezia e sottolineando le relative problematiche dei lavoratori che si dovevano trasferire nelle altre regioni. L’allora capogruppo alla Camera della Lega Nord, Marco Reguzzoni, sostenne che tutta la provincia di Varese avrebbe tratto grandi benefici dal piano di rilancio di Alenia Aermacchi.
A fine aprile 2012, Massimo Chironi delegato Usb (Unione sindacale di base) di Alenia Aermacchi, lanciò l’allarme per la situazione di Finmeccanica, scossa dalle notizie di inchieste giudiziarie che trapelavano dai giornali e dalla "svendita" di Ansaldo Breda, oltre che dalle esternalizzazioni e i tagli dei posti di lavoro, dichiarando che «La situazione ci preoccupa molto e quello che ci preoccupa di più è il silenzio dai piani alti. Finmeccanica ha un indebitamento di 4,7 miliardi verso le banche e una perdita economica di 2 miliardi. Solo un anno fa era in attivo di 500 milioni». Inoltre i lavoratori di Venegono, con il sindacato di base, erano preoccupati del fatto che il nuovo contratto di lavoro siglato da Fiom, Fim e Uilm non venisse applicato. Secondo Chironi e Giovanni Bertinotti, la situazione si stava avvicinando a quella della Fiat di Sergio Marchionne.
La notte del 13 luglio 2012 dopo quasi dieci mesi di trattative arriva l’accordo.
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