Il ristoratore ribelle “occupa” l’isolino Virginia
E' patrimonio mondiale dell'umanità per gli scavi preistorici ma il suo futuro è incerto. Il comune chiede al giudice di cacciare il gestore entro il 30 settembre ma lui non si muove e accusa
La gestione del bene Unesco finisce in tribunale, e saranno la carte bollate a decidere che cosa dovrà sorgere all’Isolino Virginia, la piccola perla del lago di Varese, dove il futuro si è arenato su una guerra legale.
Il comune ha infatti dato mandato a un avvocato, con provvedimento urgente (il cosiddetto ex articolo 700), di far sloggiare al più presto dal ristorante Antonio Longo, l’ex produttore televisivo che da 8 anni è diventato il gestore dell’isolino (sito palafitticolo preistorico tutelato come bene dell’umanità), e che possiede la licenza della barca che trasporta i turisti dal porticciolo di Biandronno, nonché la licenza commerciale per il ristorante.
Nel 2011 Antonio Longo non ha rinnovato la concessione: «Ma è stata una dimenticanza – osserva – pensavamo che il rinnovo fosse tacito come in tutti gli immobili commerciali, abbiamo proposto un accordo ma il comune non vuole».
Certo che no. Il comune vuole riprendersi l’isola, che fa parte del patrimonio varesino fin da quando il magnate Andrea Ponti lo cedette al municipio dopo aver ribattezzato l’isola con il nome della moglie, anche se formalmente si trova nel comune di Biandronno. Palazzo Estense ha espresso qualche mese fa l’intenzione di preparare un bando a cui potranno partecipare solo scuole alberghiere. Tuttavia bisogna prima liberare l’immobile attualmente soggetto a «occupazione sine titulo».
Secondo Longo questa guerra sta danneggiando la fruibilità turistica dell’isolino stesso. «Il mio rapporto con i musei civici si è guastato – afferma – mi hanno anche tolto le chiavi del museo e hanno cambiato le serrature – sostiene – ma ad aprile intanto è rimasto chiuso». Sarà, ma intanto non ha seguito la strada maestra per riavere la connessione. Nel ricorso al tar sosterrà che il bando non può essere limitato solo alle scuole alberghiere e che vorrebbe partecipare ancora (un primo ricorso è stato respinto). Ma intanto il comune va per la sua strada, e ha stabilito nel 30 settembre un nuovo ultimatum. Occupare una bene patrimonio mondiale dell’umanità è una cosa bizzarra, ma forse Longo e il comune proprio non si sono capiti. Ci vorrà una giudice per farli spiegare meglio.
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