Italia declassata? Ecco cosa vuole dire

l rating dell'Italia è stato abbassato di due posizioni da Moody's. La reazione del premier Monti. «L'agenzia di rating dovrebbe premiare il paese, anziché punirlo»

Mario Monti, durante il discorso di mercoledì 11 luglio all’assemblea dell’ABI, l’associazione bancaria italiana, lo aveva detto: l’Italia si trova ad affrontare un percorso di guerra durissimo. Due giorni dopo, è arrivata la notizia di Moody’s, la società privata di New York che si occupa di ricerche finanziarie e di analisi sulle attività di imprese commerciali e statali. Il rating dell’Italia, ovvero l’indice che misura la capacità di restituire i crediti ricevuti, è stato abbassato di due posizioni, da A3 a Baa2.

Quali sono i parametri di Moody’s – Moody’s suddivide il rating in due grandi categorie: prime e not prime. I parametri prime vanno da Aaa fino a Baa3. Quelli not prime da Ba1 fino a D, livello che indica che uno stato ha raggiunto il default. L’Italia ha ricevuto un doppio declassamento, passando da A3, che è un rating medio-alto a Baa2, che è un rating medio-basso, rimanendo un gradino sopra alla Spagna, che è Baa3. Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Francia sono paesi considerati di massima sicurezza, con un rating di Aaa. L’Irlanda e il Portogallo, rispettivamente Ba1 e Ba3, sono considerati paesi a rischio di investimenti speculativi. La Grecia è il paese dell’Europa messo peggio: con un rating equivalente a C, è considerato a rischio di perdere il capitale.

Le motivazioni del downgrading – Secondo l’agenzia, la decisione di abbassare il rating dell’Italia si riflette in due motivi principali: rispetto a cinque mesi fa, la probabilità che il Paese sia soggetto a un aumento di costi dei finanziamenti e che perda l’accesso ai mercati è maggiore, a causa di una fiducia sempre più fragile del mercato stesso e per via del rischio di contagio proveniente da paesi come la Grecia e la Spagna. È aumentato il rischio di uscita dall’euro e la Spagna si ritrova ad affrontare situazioni più grandi di quelle previste.
In Italia le prospettive economiche a breve termine si sono deteriorate: la crescita è debole ed è aumentata la disoccupazione. C’è il rischio che venga a mancare il rispetto degli obiettivi di consolidamento fiscale. Ciò porterebbe a un indebolimento della fiducia dei mercati e una brusca frenata dei finanziamenti sul mercato. Secondo Moody’s, la vasta e diversificata economia italiana e il progresso in termini di riforme strutturali, qualora fosse sostenuto nei prossimi anni, potrebbe migliorare la competitività del paese e il potenziale di crescita nel medio termine.

I mercati – L’abbassamento del rating da parte di Moody’s non ha prodotto effetti negativi sui mercati. Va bene l’asta dei Btp, i buoni del tesoro poliennali, con scadenza luglio 2015, i cui tassi scendono dal 5,30% al 4,65%. La domanda è risultata doppia rispetto all’offerta: 6 miliardi di euro domandati contro i 3,5 offerti. La Borsa guadagna lo 0,96%. L’unico dato negativo è quello dello spread rispetto ai titoli tedeschi: ieri ha raggiunto un massimo di 485 punti, per poi attestarsi a 479 punti. Il giorno prima era a quota 466.

Le reazioni della politica – Mario Monti, che ieri era al forum di Sun Valley, in Idaho, organizzato dal co-fondatore della Microsoft Paul Allen, ha dichiarato che l’agenzia di rating dovrebbe premiare il paese, anziché punirlo. L’Unione europea classifica come inappropriata la tempistica del declassamento. La Germania esprime il proprio sostegno.

Crash test – Già a gennaio del 2012, secondo alcuni giornalisti, la tirannia delle agenzie di rating era terminata: i titoli di Stato degli Stati Uniti persero la tripla A ma i mercati continuarono ad agire come se nulla fosse successo. Federico Rampini scrisse che si trattò di un «cane che non ha abbaiato», e che i mercati «hanno reagito con uno sbadiglio». Oggi ancora di più: l’Italia ha acquisito la fiducia dei mercati, nonostante il doppio declassamento. Quello che, in ultima analisi, potrebbe sembrare un crash test, è stato superato con la promozione del nostro Paese. Senza dimenticare che anche le agenzie di rating sono fallibili: fu dato un giudizio più che positivo a Lehman Brothers a pochi giorni dal fallimento o voto positivo a Parmalat un mese prima della bancarotta (Standard & Poor’s).

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Pubblicato il 14 Luglio 2012
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