Kaki, per l’abero della pace speranze ridotte al lumicino

Un agronomo ha visionato la pianta ed espresso un giudizio che dà poche speranze per la sopravvivenza dell'albero nato da un seme sopravvissuto alla bomba atomica di Nagasaki. Sindaco e opposizioni d'accordo: "Facciamo di tutto per salvare questo simbolo"

Per il kaki di Casciago sarà dura resistere, ma la scorza della piantina nata da un seme sopravvissuto alla bomba atomica di Nagasaki è di quelle toste. Dopo l’atto vandalico messo in atto nella notte tra giovedì 12 e venerdì 13 luglio si sono susseguiti giorni di sopralluoghi, polemiche abbozzate e ipotesi per il futuro. Il primo cittadino di Casciago Beniamino Maroni ha incontrato un agronomo che ha valutato la salute della pianta, duramente colpita. Il responso è secco e dà poche speranze per il futuro: l’atto vandalico, dice l’agronomo, “ha compromesso la sopravvivenza del kaki, per una ripresa ci sono minime speranze, date soprattutto dai polloni (rami che si sono sviluppati direttamente ai piedi dell’albero) alla base del tronco, che potrebbero lignificare in futuro”. Le radici del kaki piantato nel 2000 davanti alla vecchia chiesa di san Giovanni nel quadro del progetto culturale “Kaki Tree Project” si sono indebolite e la speranza di una ripresa della piantina è abbastanza remota: «Non ci arrendiamo – spiega il sindaco casciaghese -. Faremo di tutto per aiutare questa piantina a rinascere un’altra volta. Proteggeremo il tronco con una sorta di cilindro che faccia respirare le radici e i nuovi butti, nella speranza che la pianta riesca a sopravvivere a questo atto vile e senza senso. È forte, è sopravvissuta alla bomba atomica e spero possa battare anche la stupidità di chi l’ha colpita».

Spera si possa recuperare e valorizzare l’area, oltre che il kaki, l’ex sindaco Andrea Zanotti, ora all’opposizione con la lista civica “Obiettivo Comune”, che poche settimane fa aveva denunciato l’incuria nella quale versava il giardino di fronte alla chiesa sconsacrata: «Spero che da un gesto incivile si possa fare un’opera di civiltà – commenta -. Dieci anni di storia non possono essere abbandonati, sono un patrimonio di tutti. Spero che si possa studiare un progetto o un premio per dare un messaggio di pace condiviso. L’idea di farne un luogo del cuore o qualcosa di simile è percorribile a mio parere. Di sicuro il kaki non merita l’oblio nè dell’amministrazione, nè dei cittadini». Più polemico il collega di lista civica Stefano Chiesa: «Da un bel po’ di tempo che tengo d’occhio la zona come esempio della disattenzione di Maroni e soci: dove è collocato il kaki fino al mese scorso la zona era immersa nell’erba alta. Lo stesso problema per il monumento a S. Agostino, deturpato negli ultimi mesi da scritte vandaliche. Spesso le cose non capitano per caso. La condanna di un gesto del genere deve essere unanime, però c’è da chiedersi come mai vicino al kaki ci sono due punti luce spenti da tre anni: un po’ più di attenzione da parte degli amministratori comunali di Casciago non guasterebbe».

Marino Brovedani, sindaco di Casciago all’epoca della piantumazione del kaki e ora all’opposizione con la lista civica “Progetto Paese” ha dei dubbi: «Spero sia stato il vento, sarebbe certamente meno doloroso di un atto vandalico – spiega -. Io l’ho voluto mettere lì e so bene che è un simbolo: serve attivarsi per salvare la pianta, coinvolgendo esperti e professionisti. Che l’area fosse lasciata a sè stessa è innegabile, anche se questa amministrazione non mi sembra la più indicata: si dice vogliano tagliare anche i tigli secolari davanti alla posta (chiamati Castore e Polluce dai casciaghesi), mi immagino quanto impegno ci possano mettere per una piantina di soli dieci anni…».

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Pubblicato il 17 Luglio 2012
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