“La Cobra non si sposta, Cagiva forse sì“

Il piano per cambiare le destinazioni d'uso urbanistiche tocca anche due fabbriche, ma una è stata esclusa all'ultimo momento, l'altra invece in futuro cambierà sede

Fermi tutti, la Cobra non ha intenzione di scappare. Ha suscitato apprensione la notizia che due siti produttivi sono stati inseriti tra le zone della città che potranno, in futuro, cambiare la destinazione d’uso. 

Ma le due vicende sono in realtà molto diverse.
Ad Avigno in via Astico c’è la sede della Cobra, una ditta quotata in borsa che produce antifurti; si trova accanto ad altri edifici produttivi che però sono ora dismessi. Ebbene, l’azienda non rientra in realtà nei cosiddetti ambiti di trasformazione, e il motivo lo spiega l’assessore all’urbanistica Fabio Binelli (nella foto). «Per noi la cosa più logica era quella di confermare una zona industriale, oppure di trasformarla tutta. Ma abbiamo tenuto conto del fatto che, in via Astico ad Avigno, oggi ci sono aziende che hanno chiuso, e altre che invece non hanno chiuso».


«Inizialmente la Cobra (foto sotto) era stata inserita tra quelle che possono cambiare destinazione d’uso ma non perché ce lo avesse chiesto la proprietà
– afferma Binelli – bensì perché nella stessa zona, in via Astico, ci sono anche altre fabbriche, oggi dismesse. La proprietà di queste aziende, oramai chiuse, ci ha fatto sapere che non avrebbe, in futuro, investito in siti produttivi. 

L’idea era quella, dunque, di creare un vasto ambito che potesse diventare più omogeneo, tenuto conto che in quella zona non ha più senso, in futuro, programmare la costruzione di fabbriche. Ma poi abbiamo deciso, in giunta, di non inserire il sito dove sorge la Cobra. Che rimane, dunque, a vocazione produttiva».

Avete parlato con la proprietà della Cobra?
«No, abbiamo affrontato il problema della programmazione futura di un intero comparto, ma proprio perché la Cobra ha esigenza produttive è stata esclusa». 

La notizia sarà forse importante per chi lavora in quella azienda. I
Il discorso è invece diverso per la Cagiva che ha sede alla Schiranna. «E’ una situazione analoga dal punto di vista urbanistico in cui però la proprietà ha manifestato l’intenzione di trasferirsi a Morazzone, dove hanno un altro stabilimento. In questo modo si potrebbe eliminare, in futuro, l’insediamento industriale che crea un sacco di inconvenienti, tra cui il fatto che interrompe il lungolago e che è un corpo estraneo rispetto all’attuale vocazione della Schiranna. Una volta era un hangar per la produzione degli idrovolanti Macchi, ma oggi non ha più senso».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Luglio 2012
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