La ricetta del PD per gli ospedali varesini
Il cosiliere regionale Alfieri spiega la posizione del partito circa le politiche di contenimento della spesa sanitaria. La rete ospedaliera attuale va ripensata in termini di "hub e spoke"
I piccoli ospedali sono per ora salvi ma occorre una migliore pianificazione della rete regionale che tenga conto delle necessità di risparmio. L’indicazione arrivata da Roma e voluta fortemente dal Ministro della Sanità Balduzzi è stata letta con sollievo anche dai rappresentanti del PD, da sempre più propensi a tagliare uffici e incarichi piuttosto che i servizi alla popolazione: “La nostra attenzione al sociale non è dell’ultima ora – commenta il segretario provinciale Fabrizio Taricco – Siamo comunque convinti che occorra una revisione della spesa “.
Così, per esempio, il PD sui ticket sanitari ( su cui grava la manovra voluta lo scorso anno da Berlusconi e che porterà all’introduzione di nuovi ticket e tagli a beni, servizi e personal per 8 miliardi di euro) sostiene una politica che alzi il reddito di esenzione fino ai 30.000 euro l’anno e che introduca una gradualità in base al reddito.
Ma la partita delicata su cui si dovranno impegnare i consiglieri regionali varesini del PD Stefano Tosi e Alessandro Alfieri sarà nel “Patto alla salute” che la Regione Lombardia dovrà approvare entro la fine di ottobre e in cui si dovrà rispondere anche a tutte le indicazioni di contenimento della spesa che arriveranno da Roma: “Per ora si ha solo l’invito del Ministro Balduzzi a rivedere la rete ospedaliera regionale – commenta Alessandro Alfieri, in commissione Sanità – ma attendiamo di conoscere se ci saranno parametri precisi. Fortunatamente è rientrato il taglio degli ospedali sotto i 120 posti letto, decisione che avrebbe portato a una serie di ricorsi perché non si può smantellare dall’alto un sistema basandosi solo sui numeri”.
Ma quale posizione avrà il PD quando si dovrà discutere di razionalizzazione?
“ Come dicevamo, siamo più propensi a tagliare Province e tribunali piuttosto che gli ospedali. E’ chiaro, però, che l’organizzazione attuale non ha senso. Noi siamo per un sistema che abbia un “hub”, cioè un ospedale di riferimento con tutte le specialità e le attività di urgenza ed emergenza, e poi gli “spoke”, piccoli presidi, con vocazioni proprie in un modello integrato così da evitare doppioni inutili”.
A livello provinciale, come si dovrebbe procedere?
“L’ospedale di Cuasso, per esempio, potrà avere una logica solo se interviene un privato che condivida spese e attività. Angera serve un bacino di utenza particolare che ha bisogno almeno delle prestazioni più comuni. Luino, essendo in una zona svantaggiata, deve mantenere aperto il proprio pronto soccorso, importante per stabilizzare i pazienti acuti che vi arrivano. Piuttosto che parlare di chiusure di ospedali, è meglio perseguire la via dell’unica azienda ospedaliera provinciale e, nell’immediato, almeno di averne una al Nord e una al Sud. Inoltre andrebbe ripensato il rapporto privato accreditato e pubblico: dal 2000 al 2009 i tagli dei posti letto ci sono stati solo nelle aziende pubbliche”.
Un piano ancora tutto da studiare. Ma l’obiettivo è chiaro: salvaguardare i servizi alla popolazione.
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