Sel considera “chiusa” l’esperienza della Fondazione Blini

Il partito ha diramato una nota nella quale spiega perché la Fondazione voluta dall'allora presidente della Provincia Reguzzoni deve essere considerata esaurita

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato di Sinistra ecologia e libertà di Busto Arsizio in merito alla Fondazione Blini.

Sinistra ecologia e libertà di Busto Arsizio considera ormai esaurita l’esperienza della Fondazione Blini ed esprime l’auspicio che il denaro pubblico, bruciato da Provincia e Comune in questa inconcludente e inutile pseudo impresa culturale al servizio dei giovani, sia investito in efficaci interventi capaci di offrire spazi, strutture e servizi alle associazioni giovanili effettivamente operanti sul territorio.
Questa decisione scaturisce da diversi ordini di considerazioni.

1. La genesi del progetto, fortemente voluto dall’allora presidente della Provincia e attuale deputato leghista Marco Reguzzoni, ha scontato fin dall’inizio ambiguità che nel tempo non sono state per nulla dissipate, a cominciare dall’intitolazione della Fondazione alla memoria di un cittadino bustese, prematuramente scomparso, che non ha illustrato la città per scelte politiche e culturali radicate sul fondamento di valori limpidamente democratici e antifascisti. A ben altre memorie si sarebbe potuta intitolare la Fondazione stessa, a cominciare dai tanti martiri per la libertà offerti dalla Resistenza al nostro territorio.

2. Non sono mai state definite con chiarezza le finalità della Fondazione, che ha subito assunto i caratteri di un carrozzone, pronto a imbarcare come amministratori e dirigenti figure espresse dalla casta dei politici, preferibilmente di centro destra.

3. La pretesa della Fondazione, di fungere da raccordo fra i gruppi culturali giovanili operanti in città, appare nettamente in contrasto con i principi e le regole di un corretto rapporto fra la politica, l’amministrazione comunale e il mondo della cultura. Forte è ancora il retaggio, ormai largamente superato nella nuova coscienza civile, di un intento dirigistico ed egemonico della politica sulle libere espressioni della cultura, che invece devono essere svincolate da qualunque sudditanza nei confronti dei partiti e delle loro rappresentanze nelle istituzioni.

4. Questa concezione dirigistica sul mondo della cultura, da parte delle istituzioni politico-amministrative, appare in terribile ritardo sui tempi. Alle istituzioni compete esclusivamente il compito di tutelare la conservazione e garantire la più ampia fruizione, dei beni culturali esistenti sul territorio, da parte di tutti i cittadini (musei, biblioteche, insediamenti architettonici di valore storico ambientale, ecc.). Rispetto ai nuovi laboratori culturali, artistici e in generale associativi, il compito della politica e dunque dell’Amministrazione Comunale (anche con il supporto della Provincia) attraverso enti di propria emanazione, come le Fondazioni, non può e non deve mai essere quello di predeterminarne egemonicamente contenuti, modalità, canali di diffusione, ecc. . Un comportamento di questo tipo evoca i fantasmi di consuetudini politiche ormai superate, improntare al sistema della cinghia di trasmissione fra partiti, ente pubblico e cultura (il Minculpop fascista, il realismo socialista di tipo sovietico, la cultura moralistica ed edificante di tipo democristiano, ecc…).

5. Ci aspettiamo che l’Ente pubblico, attenendosi a criteri di rigoroso pluralismo e astenendosi da qualunque forma di patrocinio di tipo clientelare, improntato a faziosità egemonica, si metta al servizio degli attori sociali operanti sul territorio (gruppi musicali e non, associazioni, laboratori creativi, e anche gruppi culturali di giovani immigrati, ecc.) predisponendo spazi, strutture, servizi fruibili da queste libere realtà, se esenti da finalità di lucro, e privilegiando semmai quelle che, sulla base di una severa verifica delle disponibilità economiche, non godano di altri supporti e patrocini economici e/o sponsorizzazioni. Questo al fine di rendere effettivi, anche nell’ambito del territorio locale, i diritti all’informazione e all’espressione garantiti dall’Articolo 21 della Costituzione.
Alla luce di queste considerazioni, Sel, che non parteciperà ad alcuna lottizzazione partitica del CdA della Fondazione Blini, ne auspica la rapida liquidazione, considerandola un ente inutile e dispendioso, nato dai propositi di egemonia culturale del centro destra e inquinato fin dall’origine da ombre di opzioni culturali non schiettamente antifasciste.
Al tempo stesso, Sel chiede ai partiti e ai movimenti democratici e antifascisti di costituire un’alleanza culturale finalizzata a riconvertire l’intera politica culturale dell’Amministrazione Comunale di Busto Arsizio, così da sottrarla ad ogni tentativo egemonico ed omologante (di cui è pessimo esempio, anche in queste settimane, la camicia di forza imposta dall’assessore Mario Crespi alle attività inserite nel programma estivo di Corte Cultura).

Sel propone inoltre di riutilizzare le scuole di Piazza Trento, oggi destinate alla Fondazione Blini, trasformando questo stabile nella “Casa delle Culture” (al plurale, perché non esiste soltanto quella gradita al potere politico) da intitolare ai “Testimoni della Libertà” in memoria dei giovani partigiani imprigionati e torturati in quei locali durante gli ani della Resistenza, in felice connubio con il monumento ai caduti da poco trasferito nella stessa piazza.
Infine SEL chiede che lo stabile sia ristrutturato in modo da contenere spazi di riunione, sale per esposizioni, conferenze, concerti, una piccola sala per proiezioni di audiovisivi artistici e non commerciali, e anche un piccolo bar e spazi al coperto liberamente fruibili dai giovani anche solo come luogo di ritrovo.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Luglio 2012
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