Carcere, eppur si gioca: la finale del torneo di calcio
In agosto il caldo rende difficile sopportare le lunghe giornate: in corrispondenza con le Olimpiadi la Uisp ha promosso un momento di sport che ha coinvolto circa 80 detenuti
A Londra le Olimpiadi sono finite da pochi giorni, a Busto Arsizio si conclude il torneo più particolare della città: quello di calcio giocato dai detenuti della Casa Circondariale cittadina. Perché l’estate è il momento difficile per i detenuti e la Casa Circondariale di Busto Arsizio, in collaborazione con Sol.Co. Varese, Enaip Lombardia e UISP Varese, ha concluso oggi l’attività più impegnativa: un torneo di calcio a cinque che ha coinvolto le sezioni comuni.
Un torneo combattutissimo, che ha visto coinvolti circa 80 detenuti divisi in 4 sezioni: i giocatori sono stati scelti tra i ristretti nelle varie sezioni, creando così un campionato davvero internazionale, visto che all’incirca l’80% di loro è straniero. Squadre a nazionalità miste, con molti musulmani che hanno giocato e vinto nonostante le difficoltà fisiche create dall’osservanza del digiuno per il Ramadan. Perché lo sport, e in particolare il calcio, è una passione che non ha età e non conosce confini. E se è l’unico modo per "evadere" con il pensiero da una situazione opprimente come quella del carcere, allora ogni partita, ogni gesto atletico prende un sapore più intenso, e ogni gol trovato con onestà diventa un piccolo riscatto per sé e per la squadra. Soprattutto quando, in semifinale, strappi un pareggio all’ultimo minuto per poi vincere ai rigori.
La combattutissima finale ha visto opposte le rappresentative della prima e della seconda sezione. Una partita che si è dimostrata per nulla a senso unico, e che ha visto alla fine il trionfo della seconda sezione, 3-2. Oggi sono stati anche premiati i migliori giocatori in campo: K.N. dal Marocco, U.M. dalla Romania e l’italiano P.G. Fondamentale, per la realizzazione dei tornei, la collaborazione di tutto l’istituto: dai vertici direttivi dell’Istituto, nella persone del Direttore Orazio Sorrentini, della Responsabile dell’Area Trattamentale Rita Gaeta, del Commissario Rossella Panaro che ha in capo l’area sicurezza, a tutto il personale della Polizia Penitenziaria. E anche il sostegno fondamentale di quanti da anni lavorano all’interno della Casa Circondariale: i due educatori di Consorzio Sol.Co Varese ed Enaip Lombardia, organizzazioni che stabilmente collaborano con la Casa Circondariale e UISP Varese che ha messo a disposizione arbitro e palloni per giocare. Sono stati organizzati i turni degli operatori, attivate tutte le procedure che rendono possibile l’accesso dei detenuti al campo sportivo il martedì pomeriggio dalle 13.30 alle 15.00; informate le persone ristrette, ribadite le regole, formalizzati permessi per l’ingresso degli arbitri. Si sono attivati anche i detenuti: in ciascuna delle sezioni un responsabile ha formato le squadre, dribblando le numerose difficoltà che questo particolare luogo impone. E così, dicono gli agenti di Rete Sabrina Gaiera e Sergio Preite: «Abbiamo visto le persone ristrette caricarsi di entusiasmo, riuscire per un attimo ad “evadere” dai pensieri circolari che affollano la mente quando te ne stai sdraiato sulla tua branda in cella. Il calcio per un attimo ci ha “de-istituzionalizzati” ci ha reso persone capaci di correre, fare goal, esultare e rattristarci per la sconfitta».
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