Energia e preghiere: ecco Bryant Dunston

Atletico, sorridente, molto religioso: il nuovo pivot della Cimberio si presenta alla vigilia delle prime amichevoli. "Vitucci e Green mi hanno convinto a scegliere Varese"

Se c’è un giocatore tutto da scoprire nella nuova Cimberio, questo è Bryant Dunston. Alto ma non altissimo, atletico e tonico in campo quanto aperto e sorridente fuori dal parquet, il pivot scelto da coach Vitucci può davvero essere l’uomo in più della squadra se manterrà le aspettative che si ripongono in lui. Dopo anni passati tra Corea e Israele e dopo aver assaggiato per qualche tempo la Grecia, Dunston è finalmente pronto per un campionato intero in Italia e per questo ha messo da parte, almeno per ora, la speranza di giocare in NBA.

Proprio il lungo newyorkese racconta come è nata la sua nuova avventura nel Bel Paese: «Avevo sul tavolo qualche offerta ma sono stato 

convinto dalle parole del coach dopo la Summer League di Orlando. Vitucci mi ha spiegato nel dettaglio come il mio tipo di gioco potrebbe adattarsi alle necessità della Serie A e, anche sapendo che ero da tempo sul suo taccuino ho accettato. Ho capito che l’interesse verso di me era serio e concreto ed eccomi qui. Inoltre ho già giocato con Mike Green: sapendo che sarebbe stato il play di Varese ho avuto un motivo in più per firmare».
Ora sarà il campo a svelarci che tipo di pivot è Dunston; lui si descrive soprattutto come giocatore d’area da entrambe i lati del rettangolo di gioco. «In difesa offro presenza in area per aiutare i compagni e per rendere più difficili le traiettorie dei tiri degli avversari, ma anche in attacco lavoro soprattutto nei pressi del canestro. Voglio ricevere qualche pallone ma so anche di dovermene guadagnare altri a rimbalzo offensivo. E soprattutto devo essere attivo in qualunque situazione, come mi ha insegnato mio papà che si chiama come me e che mi ha portato fin da piccolo in palestra. Allora assistevo alle partite di mia sorella maggiore, poi è toccato a me».
A prima vista Dunston appare più misurato dei propri connazionali, già protagonisti di scherzi e schiamazzi all’interno dello spogliatoio: «Io forse sono il più tranquillo… ma non sempre. Scherzi a parte, credo che ognuno di noi abbia una sua personalità forte e definita, ma mi pare che in questo primo periodo siamo già riusciti a “incastrarci” tra noi».

Al polso destro di Bryant intanto, c’è un braccialetto nero che rivela un altro importante aspetto della vita del pivot. «C’è scritto Passionate about Christ, l’ho acquistato quest’estate in una chiesa di New York dove mi sono recato a pregare con mia mamma. Sono religioso, di culto battista, e credo che questa sia una delle cose più importanti della mia vita».
In campionato vestirà la maglia biancorossa con il numero 42 che lo ha accompagnato lungo tutta la carriera. Un omaggio a Jackie Robinson, leggenda del baseball (primo giocatore di colore della MLB, eletto nella Hall of Fame nel 1962) «di cui so tutto, perché da piccolo ho letto tutti i libri su di lui. Così ho scelto il numero 42 e non l’ho mai abbandonato».
L’ultimo sorrisone della serata, Dunston lo regala quando parla dei tifosi di Varese. «Io sono stato per qualche mese a Salonicco che è una piazza caldissima. Laggiù i fans seguivano, anche in modo caldo, le sedute di allenamento ma ciò avveniva a stagione iniziata. Non mi è invece mai successo di vedere i tifosi schierati in occasione del raduno come è avvenuto qui a Varese. Però ero preparato: conosco Donnie McGrath che giocò qui un paio di anni fa, gli ho parlato e mi sono fatto raccontare l’ambiente che si crea quando la Cimberio gioca in casa. Non vedo l’ora di assaggiarlo di persona».

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Pubblicato il 29 Agosto 2012
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