“Era solo uno spot, come l’accademia delle belle arti”
L'opposizione critica il flop di villa Mylius. Mirabelli del Pd associa questa vicenda al fallimento dei progetti culturali della giunta Fumagalli e non crede alla responsabilità della soprintendenza
La notizia che a Villa Mylius è sfumato il progetto dell’accademia del gusto di Gualtiero Marchesi avrà un effetto a scoppio ritardato, visto il periodo di ferie, ma tra le opposizioni c’è già chi si sta preparando a eccepire sui risultati concreti della giunta. Il capogruppo del Pd Fabrizio Mirabelli associa questo passo falso a una lunga serie di incertezze che coinvolgono le giunte di centrodestra negli ultimi anni.
Che ne pensa?
«Era prevedibile – afferma – mi ricordo tra il 1999 e il 2002 quando la giunta Fumagalli fece grandi annunci per l’avvio di una accademia delle belle arti a San Fermo, ma poi sfumò tutto. Qualche anno dopo, si parlò di portare qui la fondazione della Rita Levi Montalcini, e finì tutto nel niente. Anche in questa occasione tanti annunci e poi niente».
Di chi è la resposanbilità? Il vicesindaco Carlo Baroni ha attribuito la colpa alla soprintendenza dei beni architettonici, che non ha consentito una serie di ristrutturazioni (pagate dalla fondazione tra l’altro) senza le quali il progetto di Marchesi non avrebbe senso:
«Secondo me è solo uno scaricabarile – afferma Mirabelli – ricordo la triste vicende del teatro stabile dentro la caserma Garibaldi. E’ il primo punto del programma della giunta ma anche lì, abbiamo gli annunci ma nessuna certezza. Non vorrei scoprire tra qualche mese che, dopo aver detto che il teatro è il primo punto, ci dicano che la soprintendenza non permette di abbattere muri perimetrali, e allora addio anche al teatro».
Che cosa dovrebbe fare il comune di quella villa?
«Valorizzare invece i parchi cittadini con un percorso che porti la gente ad apprezzare le essenze. Villa Mylius ha 60 stanze, credo sia il luogo naturale per avere una sede espositiva di un certo livello. Bisognerebbe mettere a norma il tutto e fare degli investimenti. Seguiamo l’esempio di villa Olmo a Como, dove fanno delle mostre di un certo livello. Una villa di 60 stanze ha questa vocazione naturale, con un certo realismo, ma questa amministrazione non ha mai avuto il coraggio di investire sulla cultura. Il comune di Mantova destinava fino a poco tempo fa il 10% del suo bilancio alla cultura, Varese solo il 2,5%».
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