“I frati lasciano la Brunella “: ai primi di giugno la notizia data da Varesenews addolorò non solo i cattolici, ma anche i cittadini, numerosi, non credenti che, a parte la simpatia che suscitano questi militanti del clero così lontani dagli umani problemi legati alla solidarietà e alla povertà predicate da Francesco, avevano per anni constatato l’invidiabile sostanza dell’ azione dei frati minori nell’ambito della comunità. Esagero? Non credo, se oggi in Italia potessimo eleggerli deputati, governatori o sindaci, i frati lascerebbero pochi voti agli avversari.
Il richiamo alla nostra povertà odierna, quindi anche alla crisi economica, non è casuale perché è alla base del ridimensionamento della presenza dei frati a Varese, che, dopo la cacciata del 1797 voluta dalla Repubblica Cisalpina, ebbe inizio poco prima della seconda guerra mondiale e si sviluppò su due poli: in viale Borri e alla Brunella.
Sono due storie bellissime e a Milano la “Provincia monastica francescana” di Lombardia , a causa della situazione economica e anche della diminuzione delle vocazioni, tempo fa si trovò a dover procedere alla chiusura di una sede scegliendola tra le sette di Milano, quella di Busto Arsizio, e una delle due di Varese.
A far le spese della ristrutturazione è stata la Brunella: a favore dei Cappuccini di viale Borri forse giocarono il sentimento, la tradizione , la modernità dell’ impegno mediatico, perché per generazioni di frati il convento fu anche seminario e oggi formidabile centro di comunicazione con la radio e internet.
Che ne sarà della Brunella, poderoso complesso che è pure di grande valore architettonico?
Il cronista non ha nulla da insegnare ai frati, si é informato e può segnalare quanto è stato fatto nella Provincia monastica francescana che comprende l’Emilia-Romagna, parte delle Marche, la Turchia, l’Etiopia e altre zone.
A Modena e Mirandola sono stati fatti interventi radicali, così come a Parma, città di grande storia sotto tutti i profili, non solo religiosa.
La Chiesa principale dei frati con il suo “claustrum” è stata affidata alla Curia, parte delle aree del convento sono state cedute a privati che potranno realizzare residenze, infine il grande e meraviglioso chiostro che sorge lungo il fiume Parma è stato messo a disposizione del Comune perché diventi parte integrante di un progetto a favore degli anziani della città. Non basta: i frati potevano contare su una storica biblioteca con oltre ventimila volumi, moltissimi dei quali plurisecolari: sono gestiti dai frati della sede di Reggio Emilia.
A Parma i frati oggi sono presenti in un’unica sede : un conventino nei pressi dell’ospedale.
A Varese le istituzioni potrebbero collaborare con i frati minori della Brunella, aiutarli ad azzeccare le migliori soluzioni.
La chiesa , anzi la parrocchia saranno affidate alla Curia, già presente con la sede vescovile, ma ci sono tanti spazi ancora a disposizione perché la cappellina costruita nel 1939 nella cascina agricola della Brunella è diventata un complesso importante, dove potrebbero stabilirsi ospiti in cerca di un sede accogliente, come gli anziani e gli studenti. E magari i libri della biblioteca comunale.
Il passaggio alla Curia non risolve il problema della crisi del clero, ma garantisce la sopravvivenza della parrocchia. Che essa pure ha una bella storia, come quella della cupola della chiesa , opera del grande Muzio e che i varesini pellegrini nella terra di Gesù possono ritrovare nella basilica di Nazareth
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