Il premier etiope Meles Zenawi è morto a Bruxelles
Le sue funzioni, riferisce la televisione di Stato, saranno assunte dal vice primo ministro Hailemariam Desalegn. Al potere dal 1991, negli anni è stato accusato di violazioni dei diritti umani
Il premier etiope Meles Zenawi è morto a Bruxelles, dove da luglio era ricoverato nella clinica universitaria Saint Luc. Le sue funzioni, riferisce la televisione di Stato, saranno assunte dal vice primo ministro Hailemariam Desalegn.
Secondo quanto ha annunciato la tv di Stato, Zenawi, 57 anni, al potere dal 1991, è morto a causa di un’infezione. Da giugno non appariva più in pubblico e a luglio il governo aveva fatto sapere che si trovava in convalescenza, dopo una malattia di cui non erano stati mai rivelati particolari. Personalità enigmatica e controversa, all’anagrafe il suo nome era Legesse, ma è sempre stato chiamato Meles, suo “nome di battaglia”: nato ad Adwa, una città nel nord del paese nella regione del Tigray, l’8 maggio del 1955, studiò medicina per due anni circa e poi aderì al Fronte di Liberazione del Tigrè (TPLF), partito di ispirazione socialdemocratica, e fondò poi la Lega Marxista-Leninista del Tigrè, movimento in lotta contro il Negus Rosso, Mènghistu Hailè Mariàm; alla fine della guerra civile nel 1991, Meles assunse il potere e divenne presidente del governo di transizione etiope. Numero uno del Fronte Popolare Rivoluzionario Democratico Etiopico, ha vinto le elezioni nel 1995 e nel 2005, voto al quale seguirono numerose contestazioni e scontri di piazza nel corso dei quali morirono circa 200 persone e oltre 760 rimasero ferite e le autorità disposero l’arresto di migliaia di partecipanti alle manifestazioni. Anche alle elezioni parlamentari del 2010 ci furono contestazioni per i brogli, denunciati anche dagli osservatori dell’Unione Europea. Meles aveva annunciato di volersi ricandidare nel 2015.
Alleato degli Stati Uniti (che hanno finanziato il Paese in cambio della concessione di basi per il controllo del territorio in funzione anti Al Qaeda), negli anni è stato accusato di violazioni dei diritti umani e di violenze contro i suoi oppositori. Sotto il suo regime l‘Etiopia ha raggiunto la stabilità, crescendo economicamente grazie soprattutto ad investimenti stranieri, ma a lui si deve anche la sanguinosa guerra con l’Eritrea del 1998, conflitto costosissimo a livello umano ed economico.
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