In dieci anni ha chiuso il 65% degli allevamenti suini

Il presidente dell'associaizone nazionale allevatori di suini lancia l'allarme per un settore ridotto al lumicino

A settembre 2008, quando è crollata la Lehman Brothers e il mondo si è scoperto sull’orlo del baratro, gli allevatori di suini italiani erano nella tempesta già da un anno stretti fra il boom del costo dei cereali, il calo dei prezzi della carne, l’impatto della vescicolare. “Fra il 2007 e il 2010 – spiega Andrea Cristini, bresciano, Presidente dell’Anas (l’associazione che raggruppa gli allevatori di suini) – abbiamo vissuto i momenti peggiori della crisi e molte aziende hanno chiuso”. Una dinamica confermata anche dai dati definitivi, appena pubblicati, dell’ultimo censimento generale dell’agricoltura secondo cui – spiega la Coldiretti Lombardia – Dal 2000 al 2010 è sparito l’83 per cento degli allevamenti a livello nazionale e quasi il 65 per cento nella sola Lombardia che, con i suoi 4 milioni e 759 mila capi, rappresenta la metà della produzione italiana.

In dieci anni – aggiunge la Coldiretti regionale – in Lombardia si è passati da 7.487 aziende a 2.642 con un crollo delle imprese anche nelle province più vocate: Brescia (meno 73%), Bergamo (meno 67%), Lodi (meno 36%), Mantova (meno 47 per cento), Cremona (meno 24%), Milano (meno 68%).

«La tendenza – spiega Cristini – è la sparizione delle aziende piccole, quelle da 150 scrofe e 3 mila suini all’anno, a favore di realtà medio grandi con almeno 300 scrofe e 6 mila suini all’anno. Qualche allevatore ha smesso del tutto, qualche altro ha iniziato a lavorare per altri soggetti grosse, con una contrazione anche degli addetti visto che adesso bastano due persone rispetto a prima quando nell’attività poteva essere impegnata l’intera famiglia». I margini sono ridotti all’osso – commenta la Coldiretti Lombardia – perchè nonostante quotazioni in ripresa, i costi delle materie prime, dell’energia e della burocrazia si abbattono come una mannaia sugli allevatori. Mentre il settore resta in sofferenza – conclude la Coldiretti regionale – le province di Milano e Lodi, ad esempio, hanno perso il 46% del loro potenziale passando dalle 36.850 scrofe del 2002 alle 19.830 di oggi.

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Pubblicato il 02 Agosto 2012
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