Locarno, ultima giornata di proiezioni in attesa dei Pardi

Questa sera ci sarà la premiazione del concorso internazionale. Intanto ecco alcuni film visti per voi da Mauro Sabbadini

La penultima serata di Piazza Grande segna la chiusura della programmazione relativa al premio del pubblico del Festival del Film Locarno (questa la denominazione ufficiale, senza il “di”) dal momento che il film di chiusura non partecipa alla votazione. Del programma di Piazza Grande di quest’anno si possono dire alcune cose: intanto la mancanza, inusuale per la Piazza, di un film in italiano, dovuta alle difficoltà segnalate già in precedenza. In secondo luogo, volendo provare a prevedere i risultati del voto degli spettatori, non c’è dubbio che “No” e il film del 10 agosto, “Missen Massaker” abbiano avuto un vantaggio derivante dal venire proiettati di fronte all’audience maggiore (in entrambi i casi sopra gli 8000 spettatori), allo stesso modo i film di seconda serata saranno invece penalizzati da un’affluenza mediamente molto più bassa.

Sulla selezione in generale occorre fare una premessa: i film, in particolare quelli destinati alla Piazza, vengono spesso decisi molti mesi prima della proiezione, a volte anche prima che i rispettivi registi li abbiano terminati, questo ovviamente può dar luogo alla presenza di prodotti diversi da ciò che la direzione artistica poteva avere programmato. Questa premessa non deve essere un alibi ma serve a puntualizzare una delle probabili ragioni per cui quest’anno la rassegna in Piazza, pur dignitosa, non ha mostrato nessuno dei capolavori degli anni passati (basti citare “Le Havre”, “Le vite degli altri”, “the siryan bride” e altri ancora). Una selezione senza grandi passi falsi ma, in fondo, anche senza acuti, con soltanto “Lore” e “No” un po’ più in alto nelle ambizioni artistiche accompagnati da qualche film divertente (Sightseers in particolare è parso molto indovinato).

La rassegna comunque si è chiusa all’insegna del cinema svizzero, con un ultimo Pardo alla carriera, consegnato al produttore Peter Fueter, vincitore dell’oscar nel ’91 con “il viaggio della speranza” di Xavier Koller. Di seguito la commedia horror Das Missen Massaker di Michael Steiner, un film divertente e indicato soprattutto agli amanti dell’horror stile “venerdì 13” il film mette in scena il concorso annuale di miss svizzera, nella realizzazione del quale iniziano a verificarsi prima dei terribili e macabri incidenti, poi innegabili e brutali omicidi. L’intero gruppo del concorso, in cerca di maggiore sicurezza, non trova di meglio che rifugiarsi su un’isola tropicale, senza forze di polizia e isolata dal resto del mondo. Ovviamente la scelta si rivela leggermente imprudente, conducendo al massacro di quasi tutte le concorrenti, i fotografi, parenti, amici e pressoché chiunque si trovi a portata di arma. Paradossale e un po’ sguaiato ma nella tradizione di questo tipo di film efficace e riuscito: non il prodotto che ci sia aspetterebbe in un festival ma certamente un film divertente.

Si è concluso intanto il concorso internazionale, i cui vincitori saranno noti questa sera, con la proiezione di Polvo di Julio Hernandez Cordòn, comproduzione cilena, guatemalteca, statunitense, tedesca. Film che narra l’emergere delle cicatrici spirituali determinate da vecchie storie sentimentali in una ancor giovane coppia che si appresta al matrimonio. Film tecnicamente ben fatto ma rarefatto e poco comunicativo.

Chi scrive, dopo avere visto 18 dei 19 film in concorso, ritiene di segnalare al pubblico in particolare due film di lingua francese: Une Estonienne a Paris e, soprattutto, la Fille de nulle part, che sarebbe auspicabile veder premiati e comunque consigliabile cercare in sala se e quando vi arriveranno. Ancora da segnalare i nordamericani Compliance e Jack & Diane, come anche l’italiano “Padroni di casa”. Va segnalato che tutti i film in concorso erano di qualità (dato che non sarebbe mai scontato) anche se, come per la Piazza Grande, non è emerso alcun grande capolavoro.

Vi è poi la rassegna cineasti del presente che, come già detto, assegna un altro Pardo d’oro e premio internazionale, dotati di una borsa solo leggermente più piccola.
Vediamo, in breve, alcuni film di questo concorso:

Memories look at me, di Fang Song, Cina,
un film quasi interamente girato con una telecamera che riprende due o tre persone che raccontano una storia, storie banali, ricordi di famiglia, eventi che hanno un valore sentimentale per chi è coinvolto e che sono simili a quelli di una famiglia qualsiasi di qualunque parte del mondo. Ben realizzato e molto introspettivo, con ottimi interpreti il film è però estremamente difficile da seguire per una sua certa monotonia.

Le Mouvement du bassin, di HPG (Sic), Francia, con Eric Cantona.
Da alcuni anni esiste in Francia una scuola di autori di cinema di qualità che tenta di inserire il concetto di pornografia nella cinematografia di qualità, eventualmente ricorrendo alla noia come espiazione di tale scelta, si potrebbero citare in questo senso Cristophe Honorè e Cathrine Breillat; HPG fa un ulteriore tentativo in questo senso. Forse con meno abilità dei predecessori. Per fortuna le probabilità di una diffusione in sala appaiono remote.

Not in Tel Aviv, di Nony Geffen, Israele.
Una commedia on the road ambientata in Israele, con qualche contaminazione di thriller e di noir: un insegnante licenziato decide di mettere trascinare nella sua rovina quante più persone possibile, inizia a girare il paese sfidando le autorità e prendendosi vendette e soddisfazioni personali, facendo dispetti. In questo percorso commette anche dei crimini ma, paradossalmente, rapimenti, omicidi e provocazioni sembrano sempre risolversi nel migliore dei modi, senza danni per nessuno. La ricerca dell’autodistruzione, alla fine, porta alla felicità? In bianco e nero con un’ottima fotografi e una colonna sonora perfettamente adeguata.

Orleans di Vrigil Vernier, Francia.
Quasi un documentario la cui protagonista è una studentessa che lavora in uno strip club ad Orleans e, ad un certo punto, si trova colpita, affascinata e (forse) convertita dai festeggiamenti patronali per Giovanna D’Arco. Trama sottile, anche un po’ puerile, ma il film è ben fatto ed interessante anche grazie all’ottima costruzione dei personaggi.

Tectonics di Peter Rappmund, USA.
Rappmund ha fatto il film da solo: produttore, regista, cameramen, tecnico del suono. Si tratta di un documentario senza dialoghi che mette in scena le immagini raccolte viaggiando lungo il confine tra USA e Messico, riprese con attenzione alle emergenze geologiche e a vari fenomeni naturali. Spettacolare e affascinante anche se lascia lo spettatore completamente solo con l’immagine

Tower di Kazik Radwansky, Canada.
Un giovane uomo fatica a individuare le prospettive del suo futuro, tra lavori occasionali e amici che lo sopravanzano, qualche storia sentimentale, qualche sogno nel cassetto, qualche problema con la famiglia. Tutto qua, non tanto raccontato quanto fotografato, anche in modo credibile e convincente ma con poca passione, comunque un film interessante.

Hanno inoltre destato l’attenzione del pubblico almeno alcuni altri titolo: Arrayanos di Eloy Enciso, Ape, di J. Potrycus e il ticinese Tutti Giù di Nicolò Castelli. Oltre all’atteso film collettivo russo anti Putin “Winter go away” e al giapponese/messicano Inori, di cui abbiamo parlato.
Questa sera verso le 21 l’annuncio dei vincitori durante la tradizionale Notte dei Pardi, in cui sarà ospite anche Renato Pozzetto, cui il Festival ha deciso di tributare un omaggio

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Pubblicato il 11 Agosto 2012
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