Notte movimentata in ospedale: alcol, insulti e denunce
In Pronto Soccorso una quarantenne bustocca svenuta per alcol e tranquillanti. L'amica che era con lei dà in escandescenze dentro all'ospedale, interviene la Polizia, che scopre anche dell'altro
Movimentato intervento della Volante del Commissariato della Polizia di Stato di Busto Arsizio che, poco prima delle 23 di sabato scorso, ha dovuto raggiungere l’ospedale cittadino. Poco prima una quarantenne di Busto Arsizio, già nota alle Forze dell’Ordine per i numerosi precedenti, era stata trasportata in Pronto Soccorso da un’ambulanza che l’aveva raccolta in strada, dove era stata trovata in stato di incoscienza probabilmente causato dall’assunzione di un mix di alcolici e tranquillanti.
Con lei vi era un’amica, una coetanea residente nel milanese anch’essa con precedenti di polizia, che evidentemente ubriaca impediva al personale medico di assistere la donna priva di sensi e bisognosa di cure. I poliziotti dapprima hanno tentato di convincere l’amica a lasciare la sala visite per consentire ai medici di svolgere il proprio lavoro, ma la ragazza si è opposta con veemenza tanto da costringere gli agenti ad allontanarla. A quel punto la donna si è abbandonata ad una serie di offese irripetibili ai poliziotti, che hanno dovuto accompagnarla in Commissariato per identificarla, essendo tra l’altro priva di documenti, e denunciarla per oltraggio a pubblico ufficiale ed interruzione del pubblico servizio dei medici del pronto soccorso.
Finita qui? No, perché nel frattempo si è accertato anche che la donna trovata incosciente in strada (e che nel frattempo aveva ripreso i sensi pur lamentando dolori alla testa causati da una caduta) era sottoposta alla misura alternativa alla detenzione dell’affidamento in prova ai servizi sociali e che aveva quindi violato le prescrizioni del Magistrato di Sorveglianza, trovandosi fuori di casa di notte, in stato di alterazione ed in compagnia di altra persona pregiudicata. La Polizia ha informato dei fatti anche il Magistrato di Sorveglianza per l’eventuale aggravamento della misura di custodia della donna, che rischia quindi di tornare in carcere o ai domiciliari.
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