Purga nel vino degli antifascisti, la solidarietà dell’istituto Cervi

Con una nota l'istituto che ricorda i due fratelli emiliani ha voluto stigmatizzare l'episodio della rivendicazione

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa di solidarietà al comitato antifascista di Busto Arsizio da parte dell’istituto Cervi in merito alla rivendicazione di un gruppo autodefinitosi fascista che annunciava di aver messo una purga all’interno del vino servito alla Pastasciutta antifascista, evento organizzato dal comitato proprio per ricordare l’iniziativa dei Fratelli Cervi avvenuta il 25 luglio del ’43.

Con allarme l’Istituto Cervi apprende dagli amici del Comitato Antifascista di Busto Arsizio la volgare intimidazione che ha subito la pastasciutta antifascista del 25 luglio, gemellata con l’evento omonimo di Casa Cervi.
Da quest’anno, infatti, esiste una rete in Italia che lega tutte le pastasciutte antifasciste che vogliono richiamarsi alla questo particolare evento, alla celebrazione spontanea che fecero i Cervi all’indomani dell’arresto di Mussolini e della caduta del fascismo.
Se davvero questo legame di fratellanza memoriale e civile ha un senso, lo ha soprattutto nel momento del bisogno e della solidarietà. Quanto è accaduto a Busto è una rivendicazione nostalgica, odiosamente fascista e inequivocabilmente illegale. Se di vero sabotaggio alimentare si è trattato, lo appureranno le autorità. Ad oggi l’unica certezza è che un manipolo di codardi, al di fuori della legge italiana vigente, ha avuto la possibilità di inquinare il clima festoso di una manifestazione civile e pacifica, animata da sani principi costituzionali, con minacce e sinistre rievocazioni che nulla hanno di comico.
Non è nostra abitudine cadere nella trappola della polemica ideologica; ci rivolgiamo invece a tutta la comunità colpita da questo ignobile gesto esprimendo tutta la nostra vicinanza, perché anche chi non era alla pastasciutta di Busto, l’altra sera, è pure stato colpito nella propria cittadinanza democratica.
Ci rivolgiamo alle istituzioni in ogni ordine e grado, dagli enti locali alle forze dell’ordine e inquirenti perché condividano l’allarme che queste intimidazioni suscitano tra tanti cittadini. Occorre un impegno vigile per non minimizzare questi gesti e i progressivi superamenti della soglia democratica. Di questo abbiamo parlato mercoledì scorso a Casa Cervi, insieme a tanti amici e al presidente dell’Anpi Smuraglia e ci auguriamo che tutti riconoscano l’urgenza di una rinnovata vigilanza, di un rinvigorito sistema immunitario da parte dell’opinione pubblica come delle classi dirigenti.
Ci rivolgiamo, infine, con rammarico, alla Famiglia Govoni, trascinata in quel delirante documento, ad essa rivolgiamo la nostra civile solidarietà per il rinnovato dolore che un documento insensibile avrà causato a una famiglia che ha già pagato un prezzo altissimo
in quegli anni tragici di guerra tra Italiani.
Se la storia sanguinaria del fascismo si fosse davvero conclusa quel 25 luglio 1943, prima dei repubblichini e dell’occupazione nazista, il sangue dei Cervi, di tanti civili e anche dei fratelli Govoni sarebbe stato risparmiato. Ma questa è una storia che chi fascisti di oggi evidentemente non conoscono.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Agosto 2012
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