Il sindacato: “Si sono spartiti la giunta della Camera di Commercio”

I segretari di Cgil, Cisl e Uil contestano la mancata elezione del loro rappresentante. Carmela Tascone (Cisl): «Non mancherà comunque il nostro apporto all'interno del consiglio camerale»

carmela tascone addio

Non era mai accaduto che il sindacato rimanesse fuori dalla giunta della Camera di Commercio di Varese, ma questa volta il voto contrario del blocco di Rete Imprese Italia, ovvero Artigiani, Cna, Confesercenti e Commercianti, ha sbarrato la strada a Carmela Tascone (nella foto), segretario provinciale della Cisl. Si è posta così la parola fine sulla specificità che ha contraddistinto fino ad oggi il modello varesino a causa di una decisione che taglia fuori dalla giunta la rappresentanza di almeno 150 mila lavoratori, in un momento in cui il lavoro sta vivendo la sua stagione più difficile.

«Non si tratta di una questione di poltrone – dice Franco Stasi, segretario provinciale della Cgil – perché noi non siamo interessati ai posti. La nostra presenza in giunta ha sempre avuto una funzione di indirizzo e controllo, un contributo di idee che abbiamo sempre portato ai vari tavoli istituzionali a cui partecipiamo».

La decisione ha colto un po’ tutti di sorpresa anche perché il sindacato aveva ricevuto «rassicurazioni da più parti». E come pensare altrimenti. Il modello delle relazioni industriali sul territorio è sempre stato ottimo, anche in una fase economica delicata come quella attuale e soprattutto con i rappresentanti delle micro e piccole imprese, basti pensare a tutti gli accordi sulla cassa integrazione in deroga. Eppure il veto è arrivato proprio dal loro blocco di rappresentanza, mentre Univa, Confapi, cooperative, agricoltori e consumatori  appoggiavano l’ingresso in giunta della Tascone.

Antonio Albrizio, segretario provinciale della Uil, rispolvera il vecchio strumento di spartizione politica passato alla storia come «Manuale Cencelli», con cui le forze di governo della prima repubblica si dividevano poltrone e cariche. «Il sindacato è fuori da questa logica – spiega Albrizio– e quindi non ci sentiamo vittima di nulla. Il vero problema è che il lavoro doveva essere messo al centro dell’attenzione e invece ha prevalso la spartizione».

Il sindacato, dunque, avrebbe pagato a caro prezzo la decisione di non essere saltato sul carro del vincitore. «Nell’elezione del presidente della Camera di Commercio c’è stata una spaccatura senza precedenti – sottolinea Stasi –. Noi non ci siamo schierati in quell’elezione perché dobbiamo avere rapporti corretti con tutte le parti sociali. Quindi abbiamo pagato per questa nostra posizione di equidistanza. Non è un segnale incoraggiante».

Insomma, doveva prevalere l’interesse generale ma, secondo i tre segretari, hanno prevalso le «logiche di bottega». Carmela Tascone si dice «basita» dalla decisione ma ribadisce con altrettanta forza che «non mancherà l’apporto di Cgil, Cisl e Uil all’interno del consiglio camerale».

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Pubblicato il 30 Ottobre 2012
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