Dalla mafia ai disabili, un bene confiscato torna ai cittadini
Il sindaco annuncia che la Regione ha stanziato 35 mila euro per ristrutturare i locali tolti alla criminalità in via Montello. Li userà l'Auser per aprire uno sportello disabili ma sono ancora pochi i beni riutilizzati in provincia
Un bene confiscato alla mafia tornerà presto nelle mani delle società civile, accade a Castellanza nei locali di una palazzina di via Montello. Metà della superficie confiscata, si tratta di locali ad uso commerciale, è occupata da una banca (che per anni, senza saperlo, ha pagato l’affitto ad un’organizzazione mafiosa mentre ora lo versa al comune) mentre l’altra parte ospiterà uno sportello per i disabili che verrà gestito dall’Auser. Il sindaco Fabrizio Farisoglio spiega come si è riusciti ad ottenere questo risultato: «Grazie ad un finanziamento di Regione Lombardia che ha destinato alla ristrutturazione dei locali 35 mila euro – spiega – altrimenti il nostro bilancio non ci avrebbe permesso di stanziare una cifra così importante». Una storia a lieto fine, dunque, che permetterà ai disabili castellanzesi di avere un punto di riferimento accessibile per le loro esigenze.
Sono, comunque, ancora poche le realtà positive in tema di riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati alle mafie. In provincia di Varese, per ora, si conta un’unica esperienza a Varese dove in alcuni locali sottratti alla criminalità organizzata si è creata una residenza protetta per mamme e figli vittime di abusi. Gli altri due esempi positivi sono ai confini della provincia di Varese, un asilo a Lonate Ceppino e una residenza temporanea per genitori con figli affetti da patologie oncologiche di lunga degenza presso l’ospedale Buzzi di Milano a Rescaldina (l’ex ristorante Re Nove). Massimo Brugnone li ha segnalati sul suo blog come rari esempi di riutilizzo delle centinaia di appartamenti, locali, capannoni, aziende che vengono sottratti alla criminalità ogni anno: «Sono 12.670 i beni sequestrati e confiscati in Italia al 5 novembre 2012 dei quali 1.149 in Lombardia – scrive Brugnone mostrando i numeri gigsanteschi del fenomeno – 83 nella provincia di Varese e 7 a Busto Arsizio». Di questi 83 beni in provincia di Varese, al momento, solo due hanno trovato un riutilizzo a favore della società civile, qualcosa non va.
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