Di Stefano: “L’Expo? Una scatola (vuota) di cemento”

Il candidato alle primarie di centrosinistra lombarde ha raccolto quasi cento persone domenica mattina. Bacchettando la lega e le sue promesse, e parlando di Malpensa, Pedemontana e bonifiche benefiche

Andrea di stefanoC’erano quasi cento persone in sala Montanari a Varese, alle 9 e mezza di una fredda mattina d’inverno, ad ascoltare Andrea di Stefano, uno dei tre candidati alle primarie di Centrosinistra per la candidatura a Presidente della Regione : segno che le elezioni regionali, anche in un momento così confuso come questo, destano ancora passione. E le primarie, se mai qualcuno ancora ne dubitasse, hanno un senso importante per elettori e appassionati del proprio Paese. 

Introdotto da Marco Zocchi, Segretario Provinciale del PRC-FDS, Di Stefano ha affrontato la conversazione mattutina – preludio di un "tour de force" domenicale che lo porterà prima a Legnano e poi al confronto a tre previsto a Brescia – con il vicedirettore di Varesenews Michele Mancino. Con lui ha duettato su temi leggeri: "una collega mi ha chiesto se era vero che facevate questo incontro la domenica alle nove e mezza per consentire all’elettorato cattolico di andare a messa…" ha esordito Mancino, che ha poi concluso con un "È vero che ti sei tagliato la barba per non assomigliare troppo ad Ambrosoli?", strappando, tra un "no" e un "ci pensavo già prima" una mezza ammissione: "tanto poi la barba ricresce…".  

Ma nella mattinata sono stati affrontati anche temi molto più sostanziosi, considerando la competenza in campo economico di Di Stefano, direttore del mensile economico Valori e  da oltre un decennio "star" delle trasmissioni di approfondimento economico finanziaria di Radio Popolare (prima "Sansone" e oggi "Il giorno delle locuste"): eccone alcuni.

LE PAROLE D’ORDINE INATTUATE 
«Sono state messe in campo scommese ideologiche mai messa in pratica: come quella sulla difesa delle specificità del territorio, una specie di mantra leghista che però non è stato messo in pratica in nessun modo». Di Stefano affonda innazitutto il coltello sulla mancanza di concretizzazione delle parole d’ordine dela Lega,  così note in provincia di Varese: «Senza contare che il tanto proclamato federalismo non è stato messo in pratica, e innanzitutto proprio nella sanità».  Ma non mancano nemmeno i luoghi comuni formigoniani: «Che la regione Lombardia sia ancora oggi un’eccellenza è un falso. La regione Lombardia ha al contrario, in questi ultimi anni, subìto piu di molte altre la crisi, anche a causa di politiche scellerate».

ELECTION DAY SI’, CAMPAGNA ELETTORALE SOLO NAZIONALE NO
Il rischio però, in questi giorni convulsi per la politica nazionale prima ancora che regionale, è che «La politica regionale venga completamente bypassata, a favore di una campagna che, con il ritorno di Berlusconi, già ci si può immaginare come sarà impostata e che temi finirà per toccare. Sia chiaro, io non sono contrario all’election day: perchè e difficile da capire in questi tempi a un elettore perchè mai si debbano spendere decine di milioni in più per fare due consultazioni. Ma è importante che la campagna regionale si svolga su temi concreti».

MALPENSA, UN AEROPORTO IN CONCORRENZA CON ALTRI UNDICI
«Mettiamocelo nella testa: Malpensa non potrà mai diventare un hub internazionale, perchè è stato ammazzato da una politica irresponsabile. Nel Nord Italia ci sono 11 scali in 500 chilometri, da Parma a venezia, dai due di Milano a Cuneo. Tutti fatti dalla gestione pubblica, inseguendo le compagnie low cost. In una situazione come quella attuale una terza pista è del tutto impensabile: Malpensa è inchiodata allo stesso numero di passeggeri da anni, un ampliamento si può pensare solo nell’ottica di una politica complessiva di tutti questi scali, magari gestiti da un unico gestore, valido per tutto il nord».

"COSA FAREI DELLA PEDEMONTANA"
«Per quanto riguarda Pedemontana, se diventassi presidente della Regione cercherei di non portare a termine con i soldi pubblici quello che può creare danni ambientali ulteriori e che non fosse sostenibile. Ciò che è già stato iniziato e finanziato non si ferma, perchè sarebbe irresponsabile: ma lavori che prevedono ulteriori danni non devono essere pagati, anche perchè di finanziamenti non ce n’è. Per questo auspico un tavolo di lavoro che valuti, tra i cantieri aperti cosa è ultimabile e cosa non lo è. I lavori non ancora aperti vanno invece totalmente ridiscussi, per verificarne necessità e sostenibilità».

LA DECRESCITA? NON E’ SEMPRE UN MITO BUONO
Di Stefano affronta, in modo non ideologico, anche argomenti cari all’elettorato cui si rivolge, quello più tipicamente di sinistra, mettendo i suoi "puntini sulle i" contro le ideologie che non aiutano una gestione concreta della modernità e delle risorse. «La teoria della decrescita ha punti importanti e positivi, soprattutto nella sua capacità di distogliere il pensiero dal fatto che l’unico modo per progredire sia acquistare: in questo senso fa solo del bene. Ma ci sono punti che rischiano di travolgere alcuni elementi dello stato sociale: mi da fastidio, per esempio, quando in nome della decrescita si dice che si dovrebbero chiudere gli asili nido, perchè i bambini stanno meglio con le mamme: con argomenti così si torna troppo indietro. Ma è preoccupante anche quando, spiegando come la crescita non sia illimitata ma abbia un limite, rivanghino il concetto di frontiera. Un argomento che mi trova in totale disaccordo».

"NON E’ VERO CHE I MERCATI SI AUTOREGOLANO"
«I mercati non si autoregolano. Il mercato della sanità, per esempio, non funziona senza una programmazione pubblica non si può reggere correttamente lasciato in mano ai soli privati. In questo senso bisogna abbandonare gli approcci ideologici, è pensare alle cose concrete» Di Stefano, in questo caso, parla di approcci ideologici per nulla di sinistra: anche a destra, o al centro, l’ideologia del liberismo impera senza molti spazi di concretezza Mentre invece crederci, a dispetto dei fatti, serve solo a favorire persone e lobbies: « E non si puo favorire gruppi che si sono messi in posizione parassitaria nei confronti della cosa pubblica» come avviene, soprattutto, in sanità.

SCUOLA E CULTURA: IL PUBBLICO FINANZI PRIMA IL PUBBLICO
«La Regione ha speso per la dote scuola più di 40 milioni di euro». Secondo Di Stefano un vero nonsense, specie quando si guarda «La situazione edilizia scolastica: se la vediamo ci rendiamo conto di quanto siano necessari molti interventi di messa in sicurezza. Le risorse pubbliche, in questo caso, ci servono in primis per la scuola pubblica, poi per fare una politica culturale più complessiva»

L’EXPO? UNA SCATOLA (DI CEMENTO) VUOTA
Ovviamente, tra gli argomenti trattati c’è stato l’Expo, ciò che da tutti è visto come "la grande occasione per la Lombardia". Ma per Di Stefano le prospettive sono molto diverse: «Allo stato attuale Expo 2015 è una scatola vuota: anzi, una scatola di cemento, che spera di diventare fiera tecnologica con milioni di visitatori – che temo non verranno mai, per molti motivi». Però: «se non si vuole che di tutto questo restino solo le infrastrutture, cioè resti solo il cemento, bisogna darle dei contenuti ora. La prima condizione per metterlo in pratica però è cambiare il commissario straordinario: che non può essere più Roberto Formigoni». E poi, conclude sull’argomento il candidato «Un po’ di sobrietà sulla sua realizzazione non sarebbe male».

LE VERE OPPORTUNITA’: RICOMINCIAMO DALLE BONIFICHE
Expo 2015 rischia di essere ben altro che un’opportunità, mantre invece ce ne sarebbero di meno visibili ma molto più importanti: «Penso ai lavori di bonifica di molti sedimi che dovrebbero esserne interessati. Fino ad ora le bonifiche in lombardia si sono rivelate un enorme percorso criminogeno: non ce n’è una avviata che non sia oggetto di indagini. E invece lavorare per la bonifica è una opportunità, non solo ambientale ma anche economica. Per attuarle possiamo mettere insieme le competenze del sistema universitario e le aziende eccellenti del settore: che non si limitano a smuovere terra, ma usano tecnologie avanzatissime. Un modo per portare il sistema lombardo del settore ad ambire ad una leadership in un settore necessario in tutto il mondo occidentale alla leadership nazionale e internazionale».
 
"COME VEDO LA SPENDING REVIEW REGIONALE"
«Sul cosa tagliare ho già un idea iniziale» Spiega senza indugi Di Stefano, una volta interpellato sull’argomento. «Oggi Regione Lombardia ha 12 sedi all estero: una follia classica della grandeur formigoniana, che pensava di fare una "politica estera lombarda" e ha speso un sacco di soldi in missioni. La prima cosa da fare quindi è chiuderne 11 e tenere aperta solo quella di Bruxelles, che è l unica sensata e anzi doverosa, perche la Lombardia non può non sapere "di prima mano" cosa succede li. Una operazione del genere, da sola, risparmierebbe già parecchi milioni. Dopodichè non comincerei dai tagli al personale: opererei al contrario piu sulle collaborazioni esterne che sugli interni. In un incontro l’altra sera ho sentito una dipendente regionale che lamentava il fatto che il suo ufficio non lavorava abbastanza perche i lavori di loro competenza erano stati quasi del tutto esternalizzati: uno spreco inutile».  Su un certo tipo di tagli al personale invece, Di Stefano è del tutto favorevole: «Certamente va azzerata la dirigenza: perchè senza l’azzeramento della dirigenza attuale non si può mettere in pratica una vera discontinuità. Se si tengono dirigenti scelti per appartenenza politica e non efficenza, possiamo pensare le cose migliori ma poi non verrà mai mesos in pratica niente…». Un errore concettuale però, è da evitare in questo caso: «Non pensiamo che togliere i ciellini voglia dire "mettere lì quelli del Pd"» La frase gli vale l’applauso a scena aperta in sala, prima ancora che concluda la sua proposta e ricordi: «Questo avvicendamento è gia stato previsto e pensato dalla legge Bassanini: va solo correttamente applicato. Premiando il merito, e valorizzando la risorsa delle donne». 

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Pubblicato il 09 Dicembre 2012
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