Italiani in fuga in Svizzera. Per scelta o necessità?
Il sito Swissinfo ha raccolto in un poco più di un mese decine di testimonianze di cittadini italiani che hanno scelto la Svizzera come nuova patria
Emigranti per scelta o per necessità? Il sito Swissinfo ha raccolto in un poco più di un mese decine di testimonianze di cittadini italiani che hanno scelto la Svizzera come nuova patria. Alla fine del 2011, secondo i dati dell’Ufficio federale di Statistica, la comunità italiana immigrata e residente nei cantoni della Confederazione contava circa 288mila persone. Il dato è lievemente in calo rispetto al passato ma quella degli italiani rimane la più numerosa componente straniera della Svizzera, seguita solo dai cittadini tedeschi e da quelli portoghesi.
Ma cosa spinge gli italiani a fuggire al nord, scelta appunto o necessità? Alla domanda, posta sulla pagina Facebook del portale elvetico, hanno risposto quasi quattrocento persone e altrettanti l’hanno condivisa. Sono perlopiù persone che con la Svizzera hanno qualche legame, origini o esperienze lavorative. Tuttavia le risposte sono molto interessanti: la ricerca di una nuova occupazione, ad esempio, rimane un fattore costante nelle risposte. Come quella di Crisian, che a proposito della scelta di trasferirsi all’estero scrive: «Fatto due anni e mezzo fa. È stata dura, soprattutto all’inizio, ma non mi posso lamentare. Per la mia formazione era quasi impossibile trovare un lavoro dignitoso e non precario, e la morte di mio padre ha reso indispensabile la mia autonomia dalla famiglia. Difficoltà durate più che altro fino all’arrivo di un lavoro stabile (a causa del Franco forte e del costo della vita). Amo e conoscevo la Svizzera per via di mia madre (italiana ma "svizzera" dopo anni passati tra Zugo e Zurigo) e ne ho sempre apprezzato le caratteristiche che lo hanno reso celebre in tutto il mondo. Mi mancano solo la famiglia e gli amici, oltre a quelli che comunque sono i posti della mia infanzia. Ma per tutto il resto sono felice della mia scelta».
«Io vorrei partire per la Svizzera per dare la possibilità di un futuro a mia figlia – scrive Sara su Facebook -. In Italia da 10 anni sono sempre precaria. Mi sono laureata a 23 anni e ora che ho 29 anni mi hanno detto che se volevo lavorare dovevo accettare di diventare apprendista…10 anni di esperienza lavorativa e ancora non arrivo a 1.000 euro al mese…lavorando 6 giorni a settimana con oltre 44 ore settimanali con mansioni di direttore senza averne i privilegi o i diritti… questa è sopravvivenza e non vita, per questo vorrei provare a mettermi in gioco in uno stato nuovo in cui credo molto più di quello in cui vivo e per il quale esisto solo quando devo pagare le tasse».
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