Sarajevo, un viaggio nella memoria per i diciottenni di oggi

Cunardo con Cugliate Fabiasco e Lavena Ponte Tresa porta i neo-maggiorenni a conoscere la storia della città assediata. In programma visita a Srebrenica, all'ambasciata e ai cooperanti italiani

Un viaggio nel passato, non troppo lontano, di un paese molto vicino a noi. Per i coscritti del 1994, che nel 2012 hanno raggiunto la maggiore età, il Comune di Cunardo –  insieme a Cugliate Fabiasco e Lavena Ponte Tresa – ha organizzato anche quest’anno il tradizionale “Viaggio della memoria”.
Quest’anno la meta sarà Sarajevo, capitale della Bosnia Erzegovina, rimasta sotto assedio dal 1992 al 1995. Partenza il 3 gennaio, ritorno il 6. «Quest’anno abbiamo voluto proporre come meta Sarajevo e la Bosnia Erzegovina – spiega l’assessore alle politiche giovanili Paolo Bertocchi – per far cogliere ed apprezzare ai ragazzi il messaggio di questi luoghi, così vicini all’Italia ed al tempo stesso così travagliati e tuttora alle prese con il pesante fardello del passato». 
Con questa iniziativa si vuol dare la possibilità ai giovani di visitare i luoghi che hanno segnato la storia del ‘900. Il “Viaggio della memoria” è un’esperienza per non dimenticare, per far sì che il valore della memoria si imprima nelle coscienze delle future generazioni e si rafforzi quale patrimonio collettivo e incancellabile.
«Sarà un esperienza molto particolare – continua l’assessore Bertocchi -. Tanti gli incontri significativi in programma. I ragazzi infatti visiteranno l’Ambasciata d’Italia a Sarajevo, dove potranno vedere al lavoro il nostro corpo diplomatico, si recheranno all’ex base ONU e al memoriale del genocidio di Srebrenica e incontreranno i volontari italiani delle associazioni di cooperazione internazionale “Beati costruttori di pace” e “Profondo nord” che operano per aiutare la ripresa socio economica del paese dopo la guerra civile degli anni ’90».
Varesenews seguirà il viaggio di questo gruppo di diciottenni e vi racconterà, durante e dopo, l’esperienza vissuta in questi tre intensi giorni.


LA META: SARAJEVO
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A vederla ora Sarajevo non sembra la città che tra il 1992 e il 1995 è stata vittima di un estenuante assedio durato quattro anni e costato la vita a 12 mila persone tra cui 1600 bambini e adolescenti. L’Holiday Inn, l’hotel da cui trasmettevano i giornalisti di tutto il pianeta, è stato ricostruito e non è più crivellato dalla granate e dai proiettili; i giovani di oggi a stento conoscono la storia della loro città e per le vie di Sarajevo è tornato l’atmosfera allegria del periodo pre bellico. Eppure 14 anni fa il cuore pulsante dei Balcani è stato vittima di un vero e proprio massacro: una città ferita nel corpo e nell’anima. Non solo l’assedio dimezzò il numero di abitanti della “Gerusalemme dei Balcani”, ma mise in crisi anche l’eredità multiculturale e religiosa di Sarajevo. La tragedia della “polis” bosniaca era la traduzione del folle progetto di pulizia etnica voluta dai criminali di guerra Karadiz e Mladic (serbi di Bosnia) e dalla Serbia di Milosevic. Una guerra del tutti contro tutti di cui ancora si fatica a capire il perché: la ragione che si spegne, i vicini di casa che si sparano contro, il migliore amico che si trasforma nel più agguerrito cecchino. Il buio della ragione dunque ma anche l’indifferenza della comunità internazionale che intervenne con colpevole ritardo ma che riuscì a bloccare il conflitto che si concluse formalmente con gli accordi di Dayton nel novembre del 1995 che ancora oggi regolano la convivenza tra cattolici, serbi di Bosnia e musulmani.

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Pubblicato il 17 Dicembre 2012
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