Evasione fiscale e riciclaggio, in manette un imprenditore e il suo commercialista

Arrestati Gabriele Tosi e Matteo Castiglioni. Le Fiamme Gialle hanno messo in luce un sistema che permetteva di far rientrare in Italia capitali, esportati illecitamente, tramite società di comodo in paradisi fiscali

Quel catamarano battente bandiera britannica aveva destato qualche sospetto negli ispettori della finanza britannica: intestato ad una società di noleggio portava in giro per il mondo (dalla Polinesia all’Andalusia e altre ridenti località marittime) turisti che, in realtà, non esistevano perchè defunti. Gli investigatori britannici, dunque, hanno effettuato un controllo e hanno scoperto che le società attraverso le quali era stato acquistato il catamarano erano riconducibili al noto imprenditore edile di Busto Arsizio Matteo Castiglioni. Ed è così che entra in gioco la Guardia di Finanza di Busto Arsizio e la Procura della Repubblica di largo Giardino che cominciano ad analizzare i fatti accertati dai colleghi britannici dando il via all’indagine denominata “Caronte”. 

L’indagine sul versante italiano ha permesso di definire la provenienza dei pagamenti della barca (tramite società svizzere) e, tramite una serie di rogatorie internazionali in Portogallo, Repubblica Ceca e Lussemburgo, ha messo in luce un flusso di danaro che rientrava da questi Paesi con fiscalità agevolata verso altre società riconducibili allo stesso imprenditore il quale, poi, le reinvestiva in Italia per finanziare le proprie attività o avviarne di nuove. Deus ex-machina di queste operazioni era Gabriele Tosi, noto commercialista di Busto Arsizio e figura di riferimento della cultura in città per aver fondato e diretto per alcuni anni il Busto Arsizio Film Festival e la Scuola di Cinema. Tosì viene definito dagli inquirenti “un esperto di fiscalità internazionale e già denunciato in passato per reati simili”. Il professionista è finito in manette con l’accusa di riciclaggio insieme all’imprenditore. Prima di lui era stato arrestato un ex-dirigente di banca che fungeva da tramite tra l’imprenditore, il commercialista e le società estere interessate all’operazione.

In sostanza i soldi, accumulati all’estero tramite la creazione di società vuote, rientravano in Italia sotto forma di finanziamenti che l’imprenditore richiedeva alle stesse società che aveva creato utilizzando fiduciarie e trust.  In particolare emergevano numerose operazioni societarie e finanziarie, almeno 5 milioni di euro quelli accertati. L’opera del commercialista, promotore, ideatore delle operazioni e referente anche di altre società estere, non era altro che un’attività di riciclaggio volta ad ostacolare l’identificazione della provenienza illecita delle somme provento di frodi fiscali ed evasione, detenute su conti correnti intestati a società “off shore”, delle quali consentiva il reingresso in Italia attraverso la costituzione e la gestione diretta di almeno una ventina di società di diritto estero. Le Fiamme Gialle stanno proseguendo l’attività di verifica per calcolare anche l’evasione fiscale messa in atto dall’imprenditore. Vista la fama del commercialista non si esclude che altri imprenditori si siano affidati a lui per sottrarre al fisco capitali, esportandoli all’estero.

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Pubblicato il 07 Febbraio 2013
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