Il Paradiso terrestre? In Valganna, 10 mila anni fa

Gli ultimi ritrovamenti di un gruppo di appassionati esposti da un mese a Villa Mirabello testimoniano come vivevano i primi abitanti del Varesotto. Una società senza proprietà privata retta da scambi e caccia

mesolitico valgannaAltro che “flessibilità”: l’esempio di come impostare una vita felice viene dal lontano Mesolitico, quando i ghiacci si ritirarono dalle vallate lombarde e le prime popolazioni cominciarono ad abitare anche il Varesotto, via di comunicazione fra nord e sud e quindi strategica per scambi e baratti.
Un’area altamente disabitata, dove non c’era proprietà privata perché l’uomo era ancora raccoglitore e cacciatore, quindi nomade, e l’unica guerra veniva fatta agli animali feroci con lo scopo di difendersi, o sfamarsi. Una sorta di Paradiso terrestre (termine da non fraintendere: un inferno, se paragonato con l’aspettativa di vita del 2013 e le comodità dei giorni nostri) dove la natura la faceva da padrona perché l’uomo ancora non sapeva neppure come tentare di dominarla.
Volfrano Rossi è un anziano cercatore di queste testimonianze che oggi, dopo decenni di passione sul capo, fa sì che queste giungano a noi sotto forma di piccoli frammenti di pietra. Sono sassi a forma di punta, e basta, per molti. Ma per chi ha l’occhio esperto dell’investigatore della preistoria, le piccole schegge di selce acuminate costituiscono la sommità di una picca con cui si poteva arrivare alla gola e forse al cuore di un orso; oppure quel sasso, che per l’inesperto è solo un po’ spigoloso: era un raschiatoio, per togliere pelo e pelle alla preda e separarne le parti di carne per sfamare sè stessi o la propria famiglia.

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mesolitico valganna«È dagli anni 80’ che cerchiamo fra boschi, prati e torbiere di queste zone – racconta Rossi – . Fondammo, in quel periodo, il “Gruppo Archeologico della Valganna”, insieme ad alcuni amici e con la supervisione di don Mario Frecchiami, ispettore onorario della Soprintendenza. Non abbiamo mai scavato: piuttosto si tratta di un’opera di ricerca nei pressi della Badia di Ganna e in generale in altre zone della Valganna dove era più probabile la presenza di questi utensili microlitici venuti in superficie realizzati scheggiando il silicio».
Volfrano (nome che guarda caso prende le radici nordiche dal tedesco wulf, lupo nda) svela in un servizio video realizzato da Paolo Ricciardi di Valganna.info un piccolo mistero: in Valganna non sono presenti minerali silicici. 

Allora perché così tanti reperti realizzati con questo materiale trovati proprio qui? «Il motivo sta nella capacità di queste popolazioni di scambiare beni con quelle che vivevano nella zona meridionale del Varesotto, a sud di Varese, dove questi minerali erano presenti. Piuttosto, i ritrovamenti della Valganna, spesso frammenti, ci parlano di una grande abilità di questi uomini nel lavorare la pietra per dare forme varie, diverse e utili a questi minerali».
Quest’epoca – Rossi la definisce “periodo d’oro dell’umanità” – si pone ancor prima dell’era delle palafitte, che avevano già uno scopo difensivo. mesolitico valganna
Da qualche settimana alcuni dei ritrovamenti di utensili della Valganna aprono l’itinerario scientifico della mostra custodita nel museo archeologico di Villa Mirabello: sono i più antichi a disposizione. Altri reperti sono stati inviati alla Soprintendenza, altri ancora sono esposti e catalogati alla Badia di Ganna.
Un passato che ci sta parlando, insomma, che torna ai nostri giorni grazie alla passione di queste persone che restituiscono, sotto forma di cultura, la storia di un luogo. «Storia – conclude Rossi – che vale la pena di essere raccontata e riportata: fino a che questi reperti vengono custoditi da boschi e torbiere sono al sicuro, ma non disponibili: vista la ricchezza custodita nelle nostre vallate, varrebbe la pena che le istituzioni, Soprintendenza in primis, si muovano per studiare e proteggere queste testimonianze».

Valganna nella preistoria from valganna.info on Vimeo.

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Pubblicato il 13 Marzo 2013
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