Quando Marantelli vide il Quirinale

Il deputato varesino del Pd, nel 2008 , prima di Napolitano, fu votato da 8 colleghi. A marzo prese 6 voti prima dell'elezione della Boldrini. E una volta, rischiò persino di finire alla corte costituizonale

Il deputato semplice Daniele Marantelli, 60 anni, è una “riserva” delle repubblica, ma in un senso tutto particolare. Nella corsa al Quirinale c’è anche lui. Non è un candidato ufficiale, ma uno di quelli a cui vanno, nelle prime votazioni, alcuni voti di “stima”. Ogni volta che alla camera si elegge una carica, l’onorevole varesino del Pd ottiene un pacchetto di preferenze. E non si sa da dove provenga. Nel 2006, quando fu eletto Giorgio Napolitano, alla terza votazione ottenne 8 voti, alla quarta 7 voti. Quando fu eletto Fini, stessa solfa. Il 15 marzo prese 6 voti alla prima votazione per il presidente della camera, prima che venisse scelta Laura Boldrini. «Non solo – aggiunge il deputato – una volta arrivai a 69 voti per l’elezione di un membro della corte costituzionale. C’era uno scontro sulla figura di Luciano Violante e molti votavano per me. A un certo punto dissi ai miei, oh ragazzi, adesso basta, mi fate preoccupare». 

COME SI ELEGGE IL PRESIDENTE

Giovedì 18 aprila inizia l’elezione del presidente della repubblica, a camere unificate, e Daniele Marantelli non lo dice, ma la sua cinquina di schede se l’aspetta. Nel 2006 fu una sorpresa e una curiosità. Di certo, l’elezione di Napolitano però passò anche dal suo telefonino; un aneddoto che racconta spesso ai suoi fedelissimi: «Lo scontro era su D’Alema. Il partito lo voleva, ma le opposizioni fecero muro. D’Alema mi chiese di chiamare Maroni, e gli disse che lui si faceva da parte, per favorire l’elezione di Napolitano. Quel giorno mi ricordo che vidi il presidente, e gli dissi che portavo fortuna. Lo stesso giorno dichiarai alla Prealpina che sarebbe stato eletto l’attuale presidente. E così avvenne».
Ma perché quando si vota a Montecitorio, nei preliminari c’è sempre il nome di Marantelli? «Forse c’è una fiducia personale che va oltre gli schieramenti, e anche oltre le correnti. Io non sono uomo di alcuna corrente e di nessun personalismo, ma sempre del partito. Questo forse aiuta. Almeno io la leggo così. Credo che quei voti, in fondo, siano un piccolo riconoscimento al mio lavoro quotidiano. Al deputato Marantelli, senza titoli e senza correnti. Una volta ho rifiutato anche un posto come segretario d’aula».

L’intervista del 2006 : "E’ stata una manifestazione di affetto"

Il Marantelli deputato “libero“ è finito, qualche giorno fa, anche sul Corriere della sera perché le foto lo ritraevano vicino a Matteo Renzi in tribuna, a Firenze, durante la partita con il Milan. Secondo il quotidiano i bersaniani lo hanno sgridato: «Mi ha invitato e ci sono andato. E’ uno del partito. Ci sono anche altri onorevoli milanisti, ma lui ha invitato me. Ci sono andato con mia moglie. Comunque, in generale, sulla mia coerenza non credo ci siano dubbi, ho tenuto i legami con la Lega per anni, e non sono mai stato tenero con loro». Ma tornando al Quirinale, che cosa voterà il deputato Marantelli? «Sono uomo squadra, quello che deciderà il Pd, voterò. E’ come quando si gioca a calcio, c’è bisogno di tutti. Bisogna anche avere la disciplina, perché è una componente ineliminabile di una comunità. I nomi? Quando il capogruppo del Pd mi telefona, io dico così: se c’è la champions league, bisogna mettere i top player, i migliori che abbiamo. Ad esempio, Sabino Cassese, non mi pare il profilo adatto. Nel suo campo è un’autorità, come il dottor Veronesi nella medicina, o Capello nello sport – che poi ha anche il profilo internazionale – ma mica li candido a fare il presidente della repubblica. I prossimi quattro giorni saranno decisivi per questo paese. Ci vuole fiducia e senso della consapevolezza. E chi ha esperienza oggi deve mettersi in gioco».
 

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Pubblicato il 17 Aprile 2013
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