Chiude i battenti il custode dei ricordi
Dal 1946 il negozio di fotografia Cellina è un’istituzione per appassionati e famiglie che per decenni hanno fatto sviluppare i loro scatti. Ma la concorrenza di IPhone e macchine digitali è troppo forte
La serranda sta per abbassarsi nella bottega degli attimi trascorsi. Se ne va chi per generazioni ci ha fatto riempire le scatole delle scarpe di tanti quadratini di carta lucida che raccontavano, raccoglievano, i fotogrammi della nostra vita.
Frammenti che saltano fuori sempre più di rado alla fine di pranzi di famiglia nei giorni di festa e che hanno il volto di quel bimbo nudo in bianco e nero che sorride sul letto, la posa di famiglie fiere: giacca, baffoni e camicia bianca; la gonna sotto al ginocchio e le scarpe col tacco. Poi si trovano i sorrisi spensierati della colonia marina, e le gite con la lambretta: dietro le quinte c’era sempre lui, Maurizio, che di cognome fa Cellina e che a Gavirate è sinonimo di fotografia.
Adesso, fuori dal suo negozio in centro a Gavirate, i cartelli: “Si chiude”.
Dal 1946 mille storie vennero letteralmente alla luce pian piano, dalla camera oscura che il padre, Luigi Cellina, aveva imparato a maneggiare negli studi varesini del grande fotografo Alfredo Morbelli, tra i primi che iniziarono a scattare senza cavalletto.
Reportages ancora in bianco e nero che divennero i fondamenti della fotografia moderna.
Questi scatti dei gaviratesi, ma anche di moltissimi villeggianti milanesi, sono passati da qui.
Il Dopoguerra e gli anni del boom, videro il trasferimento di questo negozio dalla sede originaria, in via Corridoni, a quella attuale, pochi metri più avanti.
«Da allora il mondo è cambiato. Ma soprattutto negli ultimi anni vi è stato uno stravolgimento del mercato: la morte delle pellicole fotografiche e la conseguente perdita del mercato per chi aveva il compito di sviluppare le foto, ha causato veri e propri terremoti: chiude la Agfa, chiude la Kodak: e io che ci sto a fare qui?» spiega con estrema calma Maurizio, che a fine luglio si dedicherà alla fotografia itinerante.
La storia delle cause è arcinota. Le macchine fotografiche sono state soppiantate prima dalle digitali, poi dai telefoni. Oggi siamo tutti “fotografi”.
«Ci andrei piano con questa affermazione – spiega Maurizio, che ha la licenza di ottico, guadagnata all’Istituto G.Galilei di Milano nel 1967 – . Oggi tutti “si sentono” fotografi. Ma pochi sanno scattare una foto ben fatta». Mentre racconta il negozio si popola di clienti, ma anche di molti amici che passano per dare un’occhiata. Ci sono colleghi che approfittano degli sconti per comprare qualche pellicola, perfino le vetuste Polaroid, tornate di moda ultimamente: c’è chi si fa fare gli album fotografici del matrimonio con le istantanee. Alcuni giovanissimi, proprio trovando nei cassetti le foto dei nonni, si sono avvicinati alla fotografia con pellicola in bianco e nero, alle reflex meccaniche: si contano sulle dita di una mano, roba che non può tenere assieme un mercato.
«Oggi è cambiato il modo di fotografare perché è cambiato il senso e l’utilizzo delle foto – spiega Maurizio – . Una volta la fierezza dei volti, l’inquadratura, la posa, la luce…erano tutti elementi che servivano a tramandare, nel tempo, un ricordo. Non erano immagini da condividere col mondo intero nello spazio di pochi secondi».
Quindi ci aspetterà un futuro con meno ricordi? «Questo è uno dei rischi che corriamo – conclude Maurizio – . Le foto sviluppate su carta fotografica saranno anche nascoste in soffitta, le avremo pure “dimenticate”, ma da qualche parte ci sono ancora. Le foto realizzate su supporto elettronico possiedono certamente il vantaggio di essere più economiche: ne facciamo molte. Ma poi dove vanno a finire? Chi ci garantisce che tra 10 anni saremo ancora in grado di avere strumenti per leggerle, per guardarle?».
Come in un porto di mare, tra via vai di clienti e colleghi, qualcosa fissa immobile la scena, sopra la fotocopiatrice, nella seconda linea del negozio: è uno scatto d’epoca in bianco e nero. Ci sono Maurizio, bambino, tra la mamma e il papà, «è la prima foto realizzata con flash elettronico, nel 1950».
Ma cosa fa un fotografo dopo la chiusura? «Farò foto! – conclude il Cellina – . Mi dedicherò al mio hobby e chissà a cos’altro. Nella casa di famiglia, a Orino, ci sono casse di negativi che non ho ancora aperto. Aspettano lì, da decenni, di essere sviluppati».
Lunga vita ai ricordi!
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