Gioco d’azzardo, la Regione annuncia una legge “no slot”

In Lombardia colpite particolarmente Como e Pavia, dove ciascun residente, neonati compresi, brucia ogni anno 3.000 euro in scommesse e macchinette

slot machineOgni residente della provincia di Pavia spende 3.000 euro l’anno in gioco d’azzardo. Il calcolo è una media che comprende anche i neonati.
Una cifra che lascia a bocca aperta se si calcola che gli introiti a livello nazionale dell’azzardo legalizzato si avvicinano ai 100 miliardi, vale a dire il 3% del valore del Pil nazionale. Non a caso Pavia, insieme a Como, sono le due provincie in Italia dove si bruciano più soldi per le scommesse – lotto, o gratta e vinci, che dir si voglia. Per questo oggi in Regione è stata annunciata una legge capace di contrastare il gioco d’azzardo entro tre mesi. Il presidente della Commissione Attività produttive e Occupazione, Angelo Ciocca (Lega Nord), ha dato ufficialmente il via ai lavori che coinvolgeranno non solo i commissari, ma anche Anci Lombardia, Lega autonomie e associazioni.
Dobbiamo giocare all’attacco – ha sottolineato Ciocca, ricordando gli 850mila euro investiti lo scorso anno da Regione Lombardia – Non dobbiamo più limitare la nostra azione a provvedimenti di cura a posteriori, dobbiamo prevenire il fenomeno, lavorando a stretto contatto con la Commissione Sanità e quella Territorio. Entro tre mesi, ma possibilmente anche prima, porteremo in Aula un provvedimento importante”.
L’annuncio è arrivato nel corso di una intensa seduta che ha avuto come ospiti il presidente di Anci Lombardia, Attilio Fontana, il presidente regionale di Legautonomie, Eugenio Comincini, il direttore del magazine Vita, Riccardo Bonacina, lo psicologo Simone Feder, Francesco De Donato, direttore dell’ufficio regionale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Massimo Bongiovanni per le associazioni di consumatori.
“I numeri del fenomeno ormai sono noti – ha detto Fontana – Con 100 miliardi di fatturato, l’azienda dell’azzardo rappresenta il 3% del pil nazionale. C’è il forte rischio di riciclaggio e usura, ma i vari Tar sono stati chiari sulle competenze dei Comuni: si può intervenire solamente sugli orari di apertura. Quello che chiediamo è una legge nazionale che riduca il fenomeno e una legge regionale che vada nella direzione della cura e prevenzione dei rischi connessi alla ludopatia. Servono norme certe che non lascino più nel vago il potere di ordinanza dei sindaci, ad esempio attribuendo pareri preventivi sull’installazione delle macchine e consentendo di impedire l’insediamento di sale giochi in certe parti dei paesi”.
Bonacina ha ricordato la data del 18 maggio, in cui Pavia ospiterà una manifestazione nazionale “No slot” e i 120 sindaci che hanno già aderito al manifesto contro il gioco d’azzardo patologico (Gap).
Come si diceva molti i dati allarmanti esposti durante la seduta. Pavia e Como sono le prime due province italiane per spesa pro-capite alle slot machine, Pavia è la prima città d’Italia con una media di 3.000 euro spesi ogni anno da ogni singolo abitante (8,2 euro al giorno), neonati compresi: un sondaggio realizzato su migliaia di undicenni certifica che il 15% dei ragazzini ha provato a giocare almeno una volta. La Lombardia è la prima regione d’Italia per presenza di slot, con 1/5 di tutte le apparecchiature del territorio nazionale.
Sul versante dello Stato, De Donato ha, però, voluto sottolineare come “i 7000 controlli effettuati nel 2012 sulle 16000 esercizi lombardi dove sono presenti slot abbiamo rilevato sono un 1% di irregolarità”.
Enrico Brambilla (Pd) ha condiviso la necessità di una legge nazionale e ricordato il progetto di legge già depositato dal suo partito per la gestione del fenomeno ludopatico sotto il profilo socio-sanitario, chiedendo tra l’altro l’inserimento del gioco d’azzardo patologico nei Lea, i livelli essenziali di assistenza.
Mauro Piazza (Pdl) ha constatato come ormai si sia di fatto entrati nella liberalizzazione incontrollata dei casinò, definendo “non scandalosa” l’ipotesi di chiusura per alcune sale slot.
Fabio Rolfi (Lega Nord) ha proposto di favorire l’accesso ai bandi destinati alle attività produttive con un sistema di premialità per i locali “no slot” e suggerito corsi di formazione in materia per la Polizia locale.

LO STUDIO REALIZZATO DA REGIONE LOMBARDIA

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Pubblicato il 16 Maggio 2013
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