Gli otto operai in cassa integrazione da mesi: “Abbiamo famiglia, come faremo?”

Nella mattina di martedì presidio davanti alla fabbrica Metalluminia: l'azienda ha scelto di lasciare a casa otto operai su 41. La portesta: "Se ci sono da fare sacrifici, si facciano a rotazione"

Davanti della Metalluminio di Cardano al Campo gli operai in strada non nascondono la loro rabbia. Rivendicano le loro ragioni, parlano di punizioni verso i singoli, pensano al futuro delle proprie famiglie. L’azienda ha scelto otto operai su 41 e li ha messi in cassa integrazione da tre mesi, a zero ore e con la prospettiva di un periodo più lungo, visto che la cassa è autorizzata per un anno: «Io ho due figli, come faccio ad andare avanti senza uno stipendio per mesi?» chiede Giorgio, uno degli operai in presidio. Hanno tra i 31 e i 51 anni e accusano l’azienda di aver scelto quali operai mettere in cassa integrazione senza considerare i criteri oggettivi e di eguaglianza. Così è finito in cassa un operaio che lavorava da anni su un macchinario: «al mio posto hanno messo uno che non ha nessuna esperienza su quell’impianto». I singoli lavoratori hanno contestato il provvedimento a loro carico con lettere di risposta, ognuno contestando singoli elementi.

La Rsu aziendale – va detto – aveva concordato sul piano di cassa integrazione, anche se andava ad incidere sugli otto lavoratori indicati nella lista, che non erano iscritti al sindacato, ora il loro caso è seguito dalla Fiom Cgil: «Vogliamo ricontrattare le condizioni» dice il sindacalista Domenico Lumastro. «Si deve ridiscutere la situazione anche alla luce dell’ammissione al concordato preventivo. Non vorremmo che fosse una lista di proscrizione di chi dovrà perdere il posto di lavoro». Se l’azienda non va bene – è il ragionamento di base – i sacrifici da fare devono essere divisi tra più lavoratori e non solo sulle spalle di pochi. Al presidio sono intervenuti anche altri lavoratori della fabbrica Metalluminio, anche se di questi tempi è difficile mettersi in prima fila per sostenere le lotte che toccano gli altri in prima persona. Ma l’incertezza – denunciano – è di tutti, in un’azienda che ha cambiato proprietà e management da pochi anni: «Non sappiamo nulla delle strategie aziendali, si parla di un affitto di ramo d’azienda ad un possibile compratore, ma non abbiamo informazioni».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Maggio 2013
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