La scuola ha fallito il suo compito di “ascensore sociale”

Presentati i risultati di AmpaDiploma: dalle interviste fatte ai diplomati lo scorso anno emerge la fotografia di una scuola che ingessa le classi sociali

 I figli di laureati benestanti vanno al liceo. I figli degli operai frequentano le scuole professionali. Non c’è evoluzione, non c’è scambio. 

Questa è la amara realtà che emerge da Alma Diploma, la fotografia dei ragazzi varesini che si sono diplomati lo scorso anno. Uno spaccato reale dato che rappresenta il 90% dei ragazzi che sono usciti dal sistema educativo. 
I dati sono stati presentati questa mattina ai presidi degli istituti superiori da Claudio Merletti,dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale, e dai responsabili del progetto AlmaDiploma Elio Pasca e Benedetto Di Rienzo: « Il dato che balza all’occhio – ha messo in luce Merletti – è che al liceo vanno soprattutto i figli di diplomati o laureati (73%)  della borghesia o classe media impiegatizia (66%) mentre gli studenti dei professionali hanno genitori con diploma superiore ( 48,4%) o licenza media ( 41,1%) e appartengono alla classe operaia o piccola borghesia ( 65%).Un risultato che evidenzia come ci sia qualche problema nell’orientamento dei ragazzi. L’obiettivo deve essere quello dello spostamento in base alle capacità intellettive». In questo momento, dunque, se anche capita che qualche studente eccellente figlio di operai dalla bassa istruzione riesce a elevarsi attraverso l’ascensore sociale della scuola, è eccezionale il contrario per cui si rischia “un ammasso di persone ai piani alti”.
 
In genere, comunque, gli studenti con il profitto medio alto scelgono percorsi liceali, chi ha buono opta per gli istituti tecnici mentre il voto “sufficiente” porta quasi sempre alla scelta di indirizzi professionali. 
 
Al termine dei 5 anni, i ragazzi si dicono abbastanza soddisfatti della formazione ricevuta(85%), riconoscono la competenza dei docenti ( 85%) ma circa un quarto di loro critica la disponibilità al dialogo dei professori e il 32% è insoddisfatto della capacità di valutazione del corpo insegnante. Un risultato da non sottovalutare dato che gli intervistati sono tutti studenti che hanno compiuto un percorso almeno quinquennale: « Non è possibile però generalizzare – sottolineano i presidi presenti – basta un insegnante “antipatico” o una materia ostica a squilibrare l’andamento generale». 
 
Certo è che i voti generali ottenuti dai maturandi all’esame di Stato è, in genere, più basso della media nazionale: « È perchè i nostri docenti sono più fiscali» chiariscono i dirigenti presenti, anche se il problema dello squilibrio tra votazioni finali alla maturità potrà avere un valore nei test d’ingresso alle facoltà universitarie a numero chiuso: « Il rappresentante provinciale della Consulta studentesca Rossignoli si sta battendo perchè ci sia un sistema oggettivo di valutazione – spiega Merletti – Io, da parte mia, auspico l’introduzione di meccanismi complessi quale può essere l’Invalsi come elemento di valutazione. Certo che non chiedo il venir meno della qualità di valutazione del nostro corpo insegnanti».
 
E se gli studenti varesini sono “meno bravi” dei compagni italiani, sono indubbiamente più preparati ad affrontare il mondo del lavoro grazie all’attività di stage che coinvolge il 60% della popolazione studentesca e per le conoscenze di inglese e informatica. Ciononostante, 6 studenti su 10 ( il 93% dei diplomati liceali e il 38% dei tecnici) intendono proseguire gli studi all’università, anche se almeno due di essi si è detto ancora incerto sulla facoltà dopo aver ottenuto il diploma. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Maggio 2013
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