Mario Gattoni in mostra al Museo Butti

Inaugurazione domenica 5 maggio, alle 17. L'esposizione durerà fino al primo giugno

Domenica 5 maggio, alle 17, al Museo Butti di Viggiù inaugurazione della mostra di Mario Gattoni, sculture e disegni che durerà fino al primo giugno.

Durata: dal 5 maggio al 1 giugno
Orari: sezione sculture: Museo Butti da
martedì a venerdì 14.00-18.30
sabato 10.00-12.00 / 14.00-18.30
domenica 15.00–19.00
sezione disegni: SOMS Viggiù mercoledì 9 -12
sabato e domenica 15-19
Sedi: sezione sculture Museo Butti, Viale Varese, 4 – 21059, Viggiù (VA) –
sezione disegni SOMS Viggiù 1862, piazza Artisti Viggiutesi, 3 – 21059, Viggiù (VA)
Ingresso libero

Presentazione di Maria Innocenti
MARIO GATTONI: (1941-2010)
Ultimo di tre fratelli, Mario Gattoni nacque a Viggiù il 16 febbraio 1941; compiuti gli undici anni, il piccolo Mario venne avviato alla cava di pietre, e maturò quella passione per la scultura che l’avrebbe accompagnato per tutta la vita. Il suo tirocinio artistico si svolse nel laboratorio d’arte decorativa di Bruno Gussoni, artigiano viggiutese: dal 1952 al 1955 egli conobbe i vari tipi di pietra e marmo e imparò a maneggiare gli strumenti del mestiere. Mario decise inoltre di ampliare la propria formazione iscrivendosi alla Scuola d’Arte Industriale di Viggiù, che aveva sede nella locale Società di Mutuo Soccorso, frequentandone i corsi serali. Risalgono invece ad un momento di poco successivo i numerosi disegni ad acquerello oggi conservati presso la collezione Gianpiero Gattoni, fra cui il foglio intitolato Le tre comari. La pratica del disegno acquerellato fu poi costante nell’attività dello scultore. A Milano lo scultore si iscrisse ai corsi serali della Scuola degli Artefici di Brera, che frequentò a partire dall’ottobre 1957, e alla Scuola Superiore d’Arte Applicata all’Industria, annessa al Museo del Castello Sforzesco. A Brera fu poi ammesso alla serale “scuola del nudo”. Presso la Scuola del Castello Sforzesco, in particolare, vinse una medaglia d’argento per un’opera in terracotta raffigurante due cavalli (1961), vicini nella modellazione e nella posa nervosa e scattante alla serie dei “cavalli” di Francesco Messina realizzati nel 1958.
Nelle opere eseguite da Mario Gattoni in questo periodo si avverte un salto di qualità: pur nel recupero costante della tradizione, egli rivelò infatti una perizia tecnica maggiore e una spiccata attitudine a diversificare le particolarità dei materiali. Una svolta importante nella scultura di Mario Gattoni è rappresentata da un gruppo di opere in pietra, eseguite fra il 1960 e il 1964: in Testa femminile e Figura femminile accovacciata l’autore sperimentò infatti un linguaggio primitivista, derivato in parte dalla SOMS Viggiù 1862scultura di Arturo Martini ma anche influenzato dall’opera e dall’insegnamento di Nino Cassani, assistente a Brera di Luciano Minguzzi e già da qualche tempo in contatto con il Nostro. Di ricordo primitivista anche alcune statue raffiguranti donne sedute, tra le quali Pensierosa, del 1962, e Figura femminile.
Mario Gattoni cominciò inoltre ad interessarsi alla scultura cimiteriale, osservando le statue in granito che popolavano i cimiteri lombardi. Il granito aveva sul marmo bianco di Carrara il vantaggio di non essere attaccabile dallo smog. Per la sua durezza e la sua difficoltà, inoltre, veniva lavorato solo in pochi laboratori delle valli ossolane e valtellinesi. Mario notò che molte opere cimiteriali in granito provenivano anche da ditte che avevano sede a Concorezzo, e così decise di trasferirsi in quel luogo, presso la ditta Panzeri Bellocchio, inaugurando una fortunata carriera di scultore funerario. All’inizio degli anni settanta, inoltre, ricevette la commissione di un monumento agli Alpini per la città di Erba, e in seguito si trasferì a Valmadrera, nei pressi di Lecco, dove aprì il suo laboratorio e vi rimase per tutto il  resto della vita.
Marina Degl’Innocenti

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Pubblicato il 04 Maggio 2013
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