“Troppe balle sul cantiere dell’Arcisate – Stabio”

Lo smaltimento della terra all'arsenico e i problemi del cantiere hanno rallentato i lavori per la ferrovia. Il direttore generale di Arpa ricorda: "Troppe verità scientifiche sui blog. Ma siamo solo noi a dare certificazioni"

«Il cantiere dell’Arcisate – Stabio è una vergogna per noi lombardi, per le questioni sollevate, per le complicazioni continue» Il Direttore generale di Arpa Lombardia Umberto Benezzoli usa toni duri nel commentare i ritardi e i problemi di un cantiere aperto da oltre 4 anni per realizzare 8 chilometri di ferrovia: «A tutti coloro che scrivono “verità scientifiche” su blog o pagine del web vorrei ricordare che ogni collaborazione, segnalazione, suggerimento è ben accetto, ma che l’autorità scientifica che lavora è l’Arpa e solo l’Arpa, che conta su figure professionali di elevata capacità. Siamo noi che diamo le conclusioni e ce ne assumiamo la responsabilità anche a livello penale». Quel cantiere problematico è seguito con grande attenzione dall’Arpa: « C’è un problema di terra all’arsenico da smaltire – ricorda il direttore Benezzoli – ma, dato che l’arsenico è legato alla conformazione del terreno e che esiste una legge precisa che definisce il terreno non contaminato, tutti dovrebbero concorrere per trovare siti dove smaltirlo a prezzi più convenienti e vicini possibili. Perchè mettere i bastoni tra le ruote?  Tutte le obiezioni che si sentono sono solo balle. Abbiamo poi avuto un problema con chi gestisce il cantiere perchè l’allestimento non era a norma: ci siamo mossi diffidando il titolare su alcuni punti. Siamo stati a nostra volta diffidati per intralcio dell’attività, ma alla nostra nuova controdiffida la questione si è appianata. Tengo a precisare che Arpa sta facendo quanto in suo potere per rendere il cantiere efficiente e per recuperare il tempo perduto. In questa partita si registrano le colpevoli assenze dei Ministeri delle Infrastrutture e dell’Ambiente».

 
Il cantiere dell’Arcisate Stabio è uno dei punti caldi dell’agenda di Arpa Lombardia che oggi, nella sede territoriale della Regione a Varese, ha illustrato la sua attività. Un lavoro che si sta cercando di ottimizzare rendendolo omogeneo: così, per esempio, va letta la chiusura del laboratorio di Elisabetta ParraviciniVarese del novembre scorso e che porterà alla progressiva chiusura di tutti i laboratori provinciali per concentrare le attività di analisi in due soli punti, Milano e Brescia. Una decisione che, oltre a ridurre personale impiegato, porta a uniformare metodologie e risultati. Oltre al direttore generale, all’incontro è intervenuta anche la presidente di Arpa Elisabetta Parravicini che ha segnalato la costituzione di un Centro regionale di Radioprotezione e di due centri a cui convoglieranno i campionamenti dell’aria di tutte le province. 
Ed è proprio sui controlli che si vanno intensificando le attività territoriali, come dimostra anche la recente scoperta di una ditta fantasma che riversava tensioattivi nell’Olona: « È stata una scoperta importante –  commenta Maria Teresa Cazzaniga, responsabile di Arpa Varese – ma è comunque un piccolo passo per la tutela di un fiume che ha ancora molti  problemi. Si tratta soprattutto dell’insufficienza dei depuratori, spesso inadeguati anche perchè si sono trasformate rogge in scarichi fognari con l’immissione di acqua pulita che complica il lavoro di depurazione. Senza contrare il fiorire di "scarichi canaglia"».

E se l’Olona è il fiume su cui si concentrano le maggiori preoccupazioni, non meno problematiche sono gli altri bacini sia fluviali sia lacustri come il Ceresio, il Maggiore, il bacino di Varese o lo stesso fiume Ticino. C’è poi tutto il settore del monitoraggio relativo alla qualità dell’aria che, proprio nel marzo scorso, ha prodotto un documento di analisi approfondita dei paesi dell’area attorno a Malpensa. Meno preoccupazioni ci sono, invece, sul fronte idrogeologico: « Ci sono stati alcuni casi – ha affermato la presidente Parravicini – ma rispetto ad altre province possiamo assicurare che il territorio sta abbastanza bene». La frana di Somma è una ferita ancora aperta, anche Arpa è intervenuta per stabilire le cause legate allo sfaldamento del depuratore di Somma: « Il caso è al vaglio della magistratura – ha ricordato Mauro Visconti dirigente della Ster – i finanziamenti per la ricostruzione, però, sono stati affidati al Consorzio Villoresi. Sarà un processo lungo ma si arriverà a ricomporre tutto il versante».


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Pubblicato il 29 Maggio 2013
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