Uno psichiatra funky per la “pastiglia delle tre”

Sempre più attuale “Psicantria”, cd del duo Palmieri-Grassilli, che racconta con leggerezza e intelligenza le fobie e le depressioni dell’uomo contemporaneo

«Formicolii, palpitazioni, male dappertutto, in pancia come un sasso. Frenesia e capogiro, ho perso ogni interesse, non è colpa mia se ho l’ipocondria». Tutta la musica, prima o poi finisce sul lettino di uno psichiatra. E “Psicantria” è il titolo del cd (edizioni “La Meridiana”) che Gaspare Palmieri (psichiatra; voce e chitarra acustica) e Cristian Grassilli (psicoterapeuta; voce e chitarra dobro) hanno dato alle stampe due anni fa. Perché se ne parla ancora oggi? Perché i nostri tempi sono anni di crisi, scoraggiamento, paure, incertezze, fobie e depressione (magari, e sarebbe una fortuna, in salsa carioca così come accade nel cd). Come scrive Francesco Guccini nella prefazione al “Manuale di psicopatologia cantata” che accompagna la registrazione, «la canzone, attraverso il testo, la musica e l’interpretazione, ha il pregio dell’immediatezza, della sintesi estrema e del forte potere comunicativo».

Così – questo è l’augurio degli autori – parlare di anoressia, bipolarismo, disturbo ossessivo compulsivo (D.O.C.), borderline e schizofrenia può essere meno sospettoso. E anche coloro che di tutto questo non conoscono l’esistenza, potranno trovare in “Psicantria” una guida ironica, goliardica, vivace e tempestiva alle rapide del nostro cervello. Prosegue, Guccini: «La vera intuizione da parte di Palmieri e di Grassilli è che la musica, meglio, la canzone, sia un mezzo fantastico, a poco prezzo, per creare empatia, per suscitare partecipazione: sono pronto a scommettere che queste canzoni, orecchiabili, a volte persino ballabili, riuscirebbero a muovere emozioni anche in chi non fosse particolarmente interessato ad indagare la condizione esistenziale propria ed altrui».
Così, si parte dallo «psichiatra laureato in medicina che dà pastiglie da ingoiare dopo pranzo. Se minacci di saltare dall’altalena, lui ti ricovererà». Canzoni che raccontano la malattia mentale tra un country-western (“O Susanna non piangere perché mi dovevi ricordare la pastiglia delle tre”) e un tex-mex, un pizzico di Brasile e la tradizione del cantautorato italiano. «Se rimango solo l’ansia mi assalirà», mettono in rima Palmieri e Grassilli. Per poi proseguire, «se vinco all’Enalotto mi compro un ospedale. Baby devi starmi su di dosso, però non ti squagliare. Se c’è panico mi fermo dentro un bar, respiro lento dentro un sacchetto», ed è Funky Fobico. Lo “psicomondo” si svela in musica, tra dipendenti (non statali) e “Jessica l’anoressica” per dirci che la sofferenza si può alleviare, curare, anche combattere. Di fronte a noi, spesso, il muro invalicabile dei pregiudizi della società; al di là, la fiducia in persone che, come Palmieri e Grassilli, sanno di poter fare qualcosa per sgretolare l’inconsapevolezza e l’incomprensione di chi non può capire.

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Pubblicato il 08 Maggio 2013
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