Varese, anche Bettinelli ai saluti finali
L'allenatore della Primavera, dopo otto anni in biancorosso, dovrà farsi da parte: «Ho capito che il mio percorso era finito. Nessun rancore, ma dopo l'esonero di Castori...»
Quest’estate i tifosi biancorossi dovranno dire addio ad un’altra delle bandiere degli anni della rinascita del Varese 1910. Stefano Bettinelli è infatti in procinto di lasciare la squadra della Città Giardino nella quale ha ricoperto per anni l’incarico di vice allenatore prima di passare sulla panchina della Primavera: «L’ufficialità non c’è ancora, ma in questi casi non servono tante parole: certe cose si capiscono se si è in grado di leggere le situazioni – racconta il "Betti" – La vita è così e lo sport non è diverso: ci sono momenti in cui le strade si dividono. Voglio ringraziare in primis Antonio Rosati e Enzo Montemurro che mi hanno dato la possibilità di vivere l’importante esperienza alla guida della Primavera. Un grazie poi a tutti quelli che hanno percorso questa strada con me: ho passato otto anni indimenticabili nel Varese, conoscendo persone fantastiche, e sono molto contento di quello che ho fatto; c’è stata qualche delusione ma soprattutto incredibili soddisfazioni».
Parole delicate, anche se lo sguardo non è del tutto sorridente: «Se pensavo a un finale diverso? Nel mondo del calcio non ci si deve aspettare nulla: io vivo sempre alla giornata. Certo è che sono cresciuto a Varese, ho giocato a Varese, ho costruito il mio presente a Varese: impossibile essere felici di andare via. Semplicemente adesso si sta puntando su altre realtà, altri personaggi, altri allenatori: c’è un cambiamento. Da parte mia non c’è nessun rancore».
Più che un finale diverso però, qualche mese fa si poteva ipotizzare addirittura un nuovo inizio: considerando l’attaccamento ai colori biancorossi, il rapporto già costruito con molti dei giocatori della Prima squadra e l’ottimo lavoro svolto con la Primavera, Bettinelli poteva essere l’uomo giusto per dare la scossa nella volata playoff dopo l’esonero di Castori: «Non sono mai stato chiamato e non so se sono stato nei pensieri della società; nel caso, non mi è mai stato comunicato – racconta il tecnico – Delusione? Al momento ci sono rimasto male, credevo di aver dimostrato qualcosa per meritarmelo. Sicuramente avrei accettato, mi sentivo pronto per farlo; sarebbe stato come toccare il cielo con un dito. Per essere uno del Varese non basta indossare una maglia con un logo. Essere del Varese è sapere che quello che hai fatto ieri non conta; bisogna sempre correre e lottare fino in fondo: io questo lo sapevo, forse altri no. Non c’è rancore comunque, lo ribadisco, è andata così: ognuno fa le sue scelte e quelle della società mi hanno fatto capire il mio percorso a Varese era finito. Ma non voglio che questo sembri un finale amaro: le cose hanno un inizio e una fine e bisogna coglierne il lato positivo. La mia filosofia è "oggi è una bellissima giornata, ma domani sarà ancora più bella". Il mio percorso qui finisce, ma ricomincerà altrove».
Per il tecnico è quindi il momento di pensare al futuro; alcune voci in circolazione parlano di un accordo già pronto per andare a Lugano (serie B svizzera) ma lui smentisce seccamente: «Sono notizie tendenziose che non hanno nessun fondamento: io fino al 30 giugno ho un impegno con il Varese e abbandonare la nave prima che sia arrivata in porto non è nel mio stile». Le idee sono chiare: «Spero di poter andare in una società che creda nel mio potenziale, con cui costruire qualcosa insieme. Mi piacerebbe essere l’allenatore “capo”, non credo che vorrei tornare a fare il secondo ma mai dire mai: non mi precludo niente ma preferirei correre con le mie gambe. Spostarmi da Varese? Il nostro è un mestiere da zingari, bisogna andare dove ti viene offerto di lavorare. Due anni fa rifiutai la serie A per restare qui, oggi forse non lo rifarei». Un sogno da inseguire con la… benedizione di due grandi amici: «Sono rimasto in splendidi rapporti con Sannino e Maran – racconta Bettinelli – Sono due persone che mi hanno arricchito in maniera esponenziale, chi per un motivo chi per un altro. Sarò sempre grato a entrambi e spero di essere riuscito anche io a dargli qualcosa».
Spazio in conclusione a un bilancio di fine anno della stagione della Primavera che, dopo la sconfitta 2-1 contro la selezione under 19 azera e la vittoria 2-0 con l’Empoli alla Tuscania Cup, chiuderà la sua stagione con l’amichevole di venerdì contro l’under 21 di Mangia: «Nelle due partite del torneo toscano ho dato spazio ai ragazzi che hanno giocato meno – racconta Bettinelli – raccogliendo segnali importanti che mi hanno testimoniato la bontà del lavoro svolto. La stagione è stata molto positiva. Siamo riusciti a centrare tutti gli obiettivi che la società si era posta a inizio campionato; i ragazzi sono cresciuti esponenzialmente e avranno la possibilità di giocarsi le loro chance di salire in Prima squadra». L’avventura di Bettinelli è quindi al capolinea ma, forse, non è il caso di parlare di un addio, quanto di un arrivederci: «Se tornerei, un giorno? Io la maglia del Varese non la indosso, io l’ho tatuata addosso». Messaggio ricevuto.
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