Frigoriferi, microonde e lavatrici nella nuvola. Whirlpool sceglie Google
Un cambiamento epocale per tremila dipendenti. Il passaggio alla nuova piattaforma Google enterprise rivoluzionerà il modo di lavorare. Kathy Nelson (vice presidente risorse umane): «È un cambio per lavorare come si vive»
C’è una nuova parola che si aggira negli uffici di Whirlpool Europa: condivisione. Si tratta di un cambiamento di cultura epocale determinato dalla scelta della multinazionale americana del bianco di utilizzare la piattaforma Google apps for business. A sancire la nuova collaborazione, nella storica sede di Comerio, Kathy Nelson, vice presidente risorse umane e corporate communication di Whirlpool Emea, e Luca Giuratrabocchetta, country manager di Google enterprise Italy. «Entriamo nel ventunesimo secolo con strumenti che ci consentiranno di annullare distanze e fusi orari – ha detto Kathy Nelson -. Si creerà uno spazio collaborativo e interattivo molto informale, per prendere decisioni e dare risposte veloci. Il lavoro somiglierà sempre meno al lavoro come lo abbiamo tradizionalmente conosciuto e sempre più alla nostra vita quotidiana. È un progetto che si sviluppa attraverso l’organizzazione che non tiene conto dell’età e del rango perché è un nuovo modo di lavorare insieme Questo passaggio genererà scelte innovative e strategiche per l’azienda e per i nostri mercati».
L’investimento complessivo di Whirlpool ammonta a 20 milioni di dollari e la collaborazione con Google, che avrà una durata di 5 anni, ha come obiettivo il dimezzamento dei tempi decisionali e del numero delle riunioni. In questa fase è difficile quantificare sia la ricaduta economica effettiva di questa nuova partnership sia quella sulla produzione di frigoriferi, lavatrici, piani cottura e forni a microonde. Quel che è certo è il dato relativo al tempo risparmiato utilizzando in molti segmenti di lavoro, dal marketing alla progettazione, la piattaforma: «Almeno il 40 per cento» dice Giuratrabocchetta. E il tempo, si sa, è denaro.
Per tremila dipendenti di Whirlpool Emea il cambiamento significherà nuove abitudini di lavoro. Un salto in avanti che richiede menti fresche, giovani e innovative, abituate a vivere nel quotidiano con la tecnologia, qualità che sono nel dna dei cosiddetti nativi digitali. Per favorire questo passaggio a Comerio è stata creata, in collaborazione con H-Art, una digital school inizialmente rivolta solo al marketing e successivamente allargata ad altre funzioni aziendali.
«Qui a Comerio – sottolinea il country manager di Google – sembra già di essere in uno dei nostri uffici. Quasi sempre il cambiamento è prima fisico e poi tecnologico e culturale. Tutti noi utilizziamo la cloud (nuvola per la condivisione dei dati, ndr), Twitter, Facebook e lo facciano come se fosse scontato ma quando entriamo in un luogo di lavoro troviamo strumenti obsoleti. Lo scontro culturale che si verifica nelle persone è inaccettabile e così le menti migliori, frustrate, se ne vanno».
Questo è l’anno in cui i nativi digitali, cioè i giovani nati negli anni 90, entrano nelle stanze dei bottoni. È un passaggio importante perché tutto il vecchio sistema è costretto a fare i conti con loro e quindi anche con tutto quello che c’è fuori dalle aziende. Nel colorato e multimediale show room di Comerio, i nativi li riconosci subito: non sono in giacca e cravatta, hanno le scarpe da tennis e sono perennemente connessi tra loro e con il mondo. Non temono l’informalità e ogni momento è buono per parlare di progetti e strategie, anche nelle pause tra un intervento e l’altro. «Questa non è un’operazione di cosmesi – conclude Andrea Pia, direttore generale H-Hart – ma un cambiamento che avrà una ricaduta in tutti i comparti, compresi clienti e fornitori. Il digitale è un argomento vecchio, perché è nelle nostre vite già da molto tempo».
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