Califfo e Garelli, la passione per i “motorini” d’un tempo

Riccardo Maffioli ha 19 anni e va a caccia di vecchi ciclomotori: "Il più vecchio, del 1962, l'ho trovato in un fienile". Una collezione che parla di un mondo perduto, quando i motorini erano mezzi di trasporto universali

«Perché restauro motorini? Costano poco e sono belli». Sintesi perfetta, per una passione curiosa, quella di Riccardo Maffioli, 19enne di Gallarate che da tre anni ha avviato una collezione molto particolare: si dedica al recupero di vecchi motorini, quelli che ormai fanno parte del passato, con nomi – Garelli, Motom, Ciao – che dicono molto a intere generazioni. Riccardo ci accoglie nel garage dove tiene il grosso dei suoi mezzi, dove ha la sua piccola, attrezzatissima officine di recupero: «Ho iniziato con la passione per le biciclette, poi quando sono cresciuto mi è venuta anche la passione per i motorini», racconta Riccardo, che si è diplomato pochi mesi fa in Ragioneria e oggi lavora in una società di logistica alla cargo city di Malpensa. «Sono un autodidatta, non ho il padre meccanico, non ho lavorato mai in officina: mi sono formato partendo da internet, così ho imparato come si smonta un motore, come si ripara, come rimontarlo». La sua officina è piccola ma attrezzata, anche in questi giorni si sta mettendo al lavoro su un vecchio mezzo con il motore grippato: si dedica un po’ alla manutenzione dei pezzi già in suo possesso, un po’ alla "caccia" ai motorini dimenticati nelle cantine o sul fondo dei garage.

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I “motorini” d’un tempo 4 di 12

La sua collezione schierata è una specie di memoria vivente d’un tempo che sembra evaporato nel giro di pochi anni, ora che i "motorini" sono diventati scooteroni o hanno lasciato il posto (per molti studenti) al più comodo e caldo sedile del passeggero dell’auto dei genitori.
I serbatoi tondeggianti, i colori accesi, i telai di lamiera, i manubri cromati,
i nomi Garelli e Motom raccontano di operai che vanno alla fabbrica al mattino, di branchi di ragazzini in movimento, di caccia alla miscela, di scorta a qualche gara ciclistica amatoriale, di attacchinaggio notturno di manifesti elettorali, di timide fughe d’amore su stradine sterrate ai margini delle città, di tettoie di parcheggio davanti ai circoli dove si versavano vino rosso e chinotto. «Il più antico é un Ducati Piuma del 1962, che ho trovato in un fienile a Cavaria, del nonno di un mio amico, quando avevo 16 anni», spiega Riccardo. Poi ci sono un Motom del 1968, i Piaggio, un Califfo 80, un Garelli Gulp degli anni Settanta, un Chiorda «che ho comprato in fiera pochi giorni fa». In totale «undici motorini funzionanti, oltre a una vespa e una Moto Guzzi».

Ma perché restaurare motorini d’un tempo? «Costano poco e sono belli» dice Riccardo con semplicità disarmante. «Purtroppo la gente non capisce quanto sono belli e così spesso finiscono buttati via». Per questo Riccardo ha lanciato un po’ di annunci qua e là sul web e sui social network (e grazie a questo ci siamo arrivati noi): la sua è una vera passione, l’unico scopo è ingrandire la sua collezione (a proposito: per contattarlo potete chiamare il 346 0810356) . In generale dice che rimettere in sesto i motorini non gli costa molto in termini economici, almeno non quanto farli circolare: «Tra pratiche e assicurazione, farli circolare tutti sarebbe troppo costoso. I motorini funzionano, ma non li uso in strada, mi accontento di qualche giretto qua dentro», dice indicando il cortile che ospita il suo garage. Se avete in giro qualche vecchio Garelli o Ciao, anche rotto o a pezzi, se non vi va di buttare via i ricordi delle sgasate di gioventù, Riccardo è pronto a farli rinascere.

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Pubblicato il 07 Novembre 2013
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