Marco Belli, il re del “traverso”

Marco Belli, pilota di moto varesino, ha vinto tutto nel flat track, ora nella sua officina produce moto uniche al mondo: le Zaeta. Un’idea nata da tre amici e da un suggerimento del papà di Valentino Rossi

Marco Belli è un varesino speciale. Quarantadue anni, sposato con due figli, sorride come un ragazzo quando gli chiediamo di raccontarci gli aneddoti di una vita corsa a duecento all’ora. A parlare basterebbero i trofei vinti in una vita, tanti che ormai non c’è più spazio nella stanza dove li custodisce, ma vogliamo qualcosa in più.
Con 4 titoli italiani, 3 titoli inglesi, 2 europei e 2 americani, Marco è il re del flat track, una disciplina motoristica che consiste nel correre di traverso su piste ovali con moto preparate artigianalmente.
Uno sport in cui l’odore della benzina e la polvere dei circuiti sono un tutt’uno con la passione dei piloti. Una passione che ha portato questo ragazzo di 42 anni a fondare con alcuni amici un proprio marchio, la Zaeta. Un’impresa in cui c’è lo zampino anche della famiglia Rossi.
Ma procediamo con ordine, Siamo andati a trovarlo a Sant’Ambrogio, nel quartiere dove da 70 anni, la famiglia Belli gestisce un’azienda che produce allarmi acustici. Qui Marco costruisce le sue moto e da qui è partito tutto. 

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Marco è la tua famiglia che ti ha trasmesso l’amore per le due ruote?
Diciamo mi hanno trasmesso il vizio. Mio papà andava in giro con un’Ossa 350, era un carissimo amico di Marco Lazzati, direttore generale di Cagiva e a due passi da casa mia abitava Lino Tonti, uno dei più grandi progettisti di Moto Guzzi. Qui – indica un punto nel grande cortile dell’azienda- con le prime motorette ho iniziato a sbucciarmi le gionocchia.

E quando hai vissuto le prime emozioni in pista?
Avevo 15 anni e con la mia Cagiva aletta Rossa, andavo a Castiglione Olona dove c’era un bellissimo ovale. Lì grazie a Mauro Pasquale e Giorgio Ceccarello, ho avuto i primi contatti con il mondo del traverso. 

Cos’è successo quando il circuito è stato chiuso?

A Castiglione Olona sono riuscito a vincere due campionati italiani, nel 2001 e nel 2002. Con la chiusura dell’impianto e l’avvento delle supermotard, più accessibili al grande pubblico, questa disciplina è stata un po’ dimenticata. Così mi sono comprato un camper, che tra l’altro devo ancora finire di pagare, e ho iniziato a viaggiare.

In Inghilterra giusto?

Esatto. Lì ho vinto il campionato 2006, 2007 e 2009, anno in cui ho corso come pilota ufficiale per una casa motociclistica inglese.

In Italia il flat track è un po’ snobbato…

Sì ma dal 2009 grazie ad Armando Castagna (campione di speedway) e alla mia testardaggine, siamo riusciti a d attivare un nuovo campionato italiano, riconosciuto dalla Federazione italiana e quindi anche da quelle internazionali. 

In tutto questo c’è lo zampino anche di Valentino Rossi?

In effetti quando Valentino ha realizzato il ranch di Tavullia, la pista dove si allena, è riuscito a catalizzare moltissimo l’attenzione sul flat track, ed è stata una fortuna.
Nella costruzione del ranch c’è anche il tuo contributo.
Tramite Graziano, il papà di Valentino, sono stato messo in contatto con il loro geometra per una piccola consulenza, giusto per suggerire le misure ideali dei due ovali della pista. Quindi diciamo di sì, c’è un po’ di Marco Belli in quella pista (ride).

Raccontaci di più di questa amicizia con i Rossi…

Be’, dopo aver conosciuto Graziano abbiamo iniziato a correre insieme alla cava e in una pista dietro le fabbriche Berloni di Pesaro. Lì ci sono stati i primissimi incontri con Valentino, con il quale con mia grande sorpresa, si è instaurato un bellissimo rapporto. Un rapporto fatto di stima che mi da veramente tantissimo. Adesso spesso e volentieri giriamo insieme e ci divertiamo un casino.

E del mondo delle corse cosa ci racconti?

Possiamo parlare di dormire poco, mangiare pochissimo, scroccare un posto sul divano di qualche amico e avere grandissime soddisfazioni.

Tipo?

Be’ ti dico solo che una volta in Francia, incontro Freddy Spancer, l’avevo conosciuto qualche tempo prima, quando avevamo corso insieme all’ippodromo di Treviso. Ci abbracciamo e lui ai suoi collaboratori, molti dei quali italiani, dice: “Ma lo sapete chi è lui? Lui è Marco Belli, uno buono!”

Detto da un campione del mondo della classe regina è un bell’attestato di stima.

Guarda sono cose che dopo averle sentite puoi dire: “Ok, il mio l’ho fatto”.

Parliamo di Zaeta, com’è nata l’idea di costruire una moto?

L’idea è venuta al mio amico Paolo Chiaia e a Graziano Rossi.
Poi non so se c’è stato un giorno in cui bing…si è accesa la lampadina. Mi ci sono ritrovato e in questo percorso fatto di passione e di gare, ho incontrato i miei attuali soci con cui ho condiviso un sogno comune e una visione di vita un po’ diversa dal normale. Diciamo che volevamo una vita un po’ allegra anche se in realtà è diventato un bell’impegno. Ma quanto meno ci impegniamo per qualcosa che non c’era e che sta avendo successo.

Zaeta verrà presentata anche all’Eicma

Fino all’anno scorso siamo sempre andati da soli. Eicma è una vetrina importante, internazionale, in cui è importante esserci ma è anche cara. Così insieme ad altri produttori quali Magni, Crs e Pattoni, ci siamo messi insieme sotto un unico marchio che è Officina Moto Italia, uno stand comune dove ognuno avrà una propria moto.

E per il 2014 cos’hai in serbo?

Ad aprile partirà la Scuola del Traverso, in cui insegno a chi voglia divertirsi e contemporaneamente a imparare a gestire la potenza della propria moto a derapare come si fa nel flat track.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Novembre 2013
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